mercoledì 31 gennaio 2024

DICHIARAZIONE

                                                               

                                                                                     


Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/Lef-Italia  sostiene e condivide la Dichiarazione della Lobby Europea delle Donne/Ewl ed invita i parlamentari europei italiani a dar seguito alle richieste ed all’incessante lavoro svolto dalla  Ewl  e da tutti i coordinamenti nazionali, tra cui la Lef-Italia, perché si abbia una direttiva contro la violenza contro le donne e la violenza domestica forte, che le renda libere non solo in Italia ma in tutta l’ Unione Europea


DICHIARAZIONE

 

La Lobby Europea delle Donne  (EWL) invita il Parlamento europeo a non buttare via il bambino con l'acqua sporca!




Esortiamo il Parlamento europeo a essere unito e ad adottare la, tanto attesa, legge sulla violenza contro le donne e le ragazze in Europa.

 

La Lobby Europea delle donne (EWL) ribadisce la sua profonda indignazione per la decisione del Consiglio dell'UE di rifiutare persistentemente l'inclusione della definizione armonizzata dello stupro, basata sul consenso, nella proposta di direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica (di seguito denominata "la direttiva"). Tuttavia, invitiamo gli eurodeputati, di tutti i gruppi politici, a sostenere il loro gruppo negoziale. È indispensabile essere uniti ed adottare tale direttiva prima della fine dell'attuale mandato. Chiediamo, quindi,  a tutti i gruppi politici di cogliere questa opportunità, per la quale le organizzazioni femminili si sono battute per quasi 30 anni, e di assumersene la responsabilità ora! Questo è ciò che le donne e le ragazze in Europa si aspettano dai leader politici, affinché venga garantita un'uguale protezione in tutta l'Unione Europea (UE), soprattutto in questo cruciale momento, nel quale il tempo stringe prima delle elezioni europee e si prevede un potenziale spostamento verso forze estremiste.


La direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica introduce un livello molto importante di obblighi per tutta l'UE e per ciascuno degli Stati membri, in aggiunta agli obblighi assunti dagli Stati Membri dell'UE (22) che hanno aderito alla Convenzione di Istanbul. La Direttiva è uno strumento specifico atto ad affrontare le esigenze e le sfide concrete delle vittime di violenza di genere e di violenza domestica. E' uno strumento fondamentale per l’integrazione dell’approccio orizzontale della Direttiva sui Diritti delle Vittime, attualmente in fase di revisione. La direttiva segue l'approccio delle 4P della Convenzione di Istanbul: Prevenzione e intervento precoce, protezione, azione penale e politiche coordinate. Questa, infatti, mira ad introdurre un pacchetto completo e specializzato di misure applicabili a tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica secondo le definizioni nazionali, nonché alle vittime di cyber violenza, MGF e, cosa molto importante, anche alle vittime di stupro per la gestione medica dello stupro (articolo 28), alle vittime di sterilizzazione forzata (articolo 29) e alle vittime di molestie sessuali sul luogo di lavoro (articolo 30).


Il gruppo negoziale del Parlamento europeo sta compiendo uno sforzo notevole per garantire che la direttiva rientri e/o superi gli "standard d'oro" della Convenzione di Istanbul. Sono stati compiuti progressi significativi rispetto alla proposta iniziale, presentata dal Consiglio, nel suo Approccio generale ed alla proposta iniziale della Commissione europea. Ad esempio, l'attuale proposta rafforza le definizioni delle forme di cyber violenza - che non erano state definite nella Convenzione di Istanbul - poiché, un decennio fa era inimmaginabile che un'esplosione così vasta della violenza online sarebbe diventata una realtà quotidiana per milioni di donne e ragazze in Europa. La direttiva colma questa enorme lacuna nel quadro legislativo sull'impunità.


Ora è arrivato il momento di dar vita ad un'unica voce nel Parlamento europeo per garantire che la Presidenza belga produca una direttiva forte nei tempi previsti. Maggiori informazioni sulle nostre richieste alla Presidenza belga sono disponibili qui.

 

Il tempo stringe!

 

Questa direttiva avrà un impatto enorme sulla vita di donne e ragazze non solo oggi, ma anche sulle generazioni future che potranno vedere come l'Europa si sia preoccupata di loro.

 

Che sia questa la vostra testimonianza!

 

 

La Lobby Europea delle Donne ed il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle scrivono alla Presidenza belga perché venga sbloccata la bozza di direttiva contro la violenza domestica e la violenza contro le donne





                                             






To:     Mr Paul Van Tigchelt, Minister for Justice

CC:     Mr Willem van de Voorde, Permanent Representative of Belgium to the EU


29 January 2024, Brussels

 

Dear Minister for Justice, Mr Paul Van Tigchelt  

We are contacting you on behalf of the European Women's Lobby (EWL), the largest organisation of women’s associations in the EU, and the Italian Coordination of the European Women’s Lobby/ Lef-Italia in view of the recent news on the difficult negotiations on the Directive on violence against women (VAWG) and domestic violence (DV). 

The European Women’s Lobby members across Europe are outraged by the disgraceful decision of the Council of the EU, led by the Belgian Presidency, to persist in blocking a consent-based definition of rape (based on the standards of the Istanbul Convention) in the proposed Directive. While EWL acknowledges that the Belgian Presidency might have tried extensively to save the article on a consent based definition on rape on the Directive before the end of the political mandate, we are extremely disappointed about this outcome and dismayed in view of the negative impact that this decision will have on the lives of women’s and girls. There are still 15 EU Member States that hold definitions of rape that fall behind the standards of the Istanbul Convention not offering adequate protection for victims of rape (see our EWL analysis of the added value of the article 5 here).Despite the persistent calls of women’s and survivors organisationscitizens, and legal experts, the Council of the EU has decided to let down all women and girls to protect them from one of the most heinous crimes of sexual violence and rape. The unacceptable political choice of Germany and France, in particular, raises concerns on the Belgian presidency of the Council of the European Union, and its commitment to the fight against violence against women and also women’s rights. 

Your action and leadership is required more than ever to bring justice to all victims and survivors of violence against women. We therefore urge the Belgian Presidency to do its utmost in the next weeks to ensure significant improvements in the last negotiating stages. We call on the Belgian Presidency to agree on the European Parliament’s proposals and red lines on prevention of VAWG crimes, including sexual violence, on protection and early intervention, on specialised support to victims and prosecution, access to justice and reparation; as also on data collection.

While we welcome the inclusion of forced marriage and female genital mutilation in the Directive, we consider that having a Directive on violence against women that -under the scope of the legal basis on “sexual exploitation” - considers only the harmonisation of these two crimes is not a good  political choice as can be wrongly interpreted by extreme right wing forces as a win, as they may interpret  that violence against women is something that happens outside of  the EU, while we know this is absolutely not the case. Taking into account the progressive position Belgium has taken during the negotiations on the draft Directive, in particular on Article 5, the EWL believes that the Belgian Presidency is well placed to reach an agreement under its presidency on a strong piece of legislation, refuting any further attempts to weaken the protection of all women, with a special consideration given to the most vulnerable women at risk of repeated re-victimisation (European Parliament proposal on recital 29, Article 13.5; Article 28.1, Article 35 and 36.4). 

In this vein, we are also extremely disappointed to learn about the lack of inclusion of the articles on sexual harassment at the work place and the article forced sterilisation, which are key aspects of the European Parliament’s proposal and strong demand from women’s organisations, trade unions and disability organisations. These aspects need to be urgently restored into the negotiation of the text. 

An adequate gender-sensitive implementation of the directive is absolutely essential for the effective protection of women and girls that must be provided by specialist services. In this regard, it is of the utmost importance the recognition in the Directive of the crucial role and expertise of women’s organisations in addressing violence against women and domestic violence and providing specialised support (EP proposal to article 37a and recital 47). The definition of the gender-sensitive approach (Recital 23c as per the European Parliament proposal) is absolutely essential for the adequate implementation of the Directive through the EU and it is a lesson learned from the evaluation of the implementation of the Istanbul Convention and the negative effects of a gender neutral approach (See here EWL evaluation report).  

EWL calls on the Member States to ensure the most robust package of rights of victims- that lives up to the standards of the Istanbul Convention and updates it- on reporting, investigation, individual assessment and early intervention; protection mechanisms, electronic monitoring and barring orders; specialist support services to victims of all forms of violence against women and their children, and adequate measures to ensure access to justice and reparation/compensation to avoid further re-victimisation and institutional violence. 

EWL acknowledges that one of the most crucial aspects of the Directive is the proposed legal framework to address key forms of cyberviolence against women. Definitions in place must be effective to ensure no shortfalls. Cyberviolence must therefore be covered in an extensive and comprehensive manner, ensuring the largest scope of protection in all areas of the digital space and that shouldn’t be conditioned to any form of reference to “freedom of expression/freedom of arts”. 

The chapter on preventative measures must absolutely address the root causes of violence against women and acknowledge the crucial role of women’s organisations in raising awareness and in providing feminist sexuality education and information on consent, mutuality and free will in sexual and affective relationships. 

We consider that including a review clause is fundamental to ensure the extension of the scope of the Directive in the near future so that sexual violence should be covered as per the existent legal basis (You can find here our letter signed by more than 140 Legal experts on the legal basis). It is also of utmost importance for the adequate implementation and review of the Directive to appoint an EU Coordinator on violence against women that can lead the process (EP proposal on article 43.2).

We forward you once again the EWL priorities for the trialogue negotiations that we developed in the early stages of the trialogue phase.

Finally, EWL is hugely disappointed to see that the crucial informal meeting of Ministers of Justice that took place on 26/01 led by the Belgian presidency did not have the Directive on combating violence against women amongst its priorities. Please, find here and enclosed a statement in this regard. 

 We trust in your ability to reconduct the situation and conclude negotiations towards a Directive that makes Europe a safer place for all women and girls. 

Yours sincerely,

Mary Collins                                                                                        Rossella Poce

 Secretary General of the European Women’s Lobby                        Lef-Italia  President 

                                                                                              

               

 

 

  

martedì 30 gennaio 2024

D.i.Re presenta il report italiano CEDAW a Ginevra

Ginevra, 29 gennaio 2024. Nell’incontro pubblico di CEDAW con le organizzazioni della società civile, l’avvocata della Rete D.i.Re Marcella Pirrone presenterà il 

Rapporto Italian civil society for CEDAWelaborato da 32 organizzazioni di donne e 4 esperte indipendenti, coordinate da D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.

I punti su cui si concentra l’intervento sono:

  1. Donne e lavoro
  2. Stereotipi di genere
  3. Equità di genere e partecipazione alla vita pubblica
  4. Accesso alla giustizia penale e civile
  5. Salute
  6. Violenza contro le donne e violenza domestica
  7. Donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti

L’Italia è un Paese che ancora non prende in seria considerazione la Convenzione CEDAW e i suoi Protocolli” dichiara Marcella Pirrone all’assemblea. “La società è caratterizzata da forti pregiudizi e stereotipi tradizionalmente patriarcali, in cui le donne sono relegate al ruolo principale, se non esclusivo, di madri e care giver, con conseguenze discriminatorie quali: mezzi economici insufficienti, mancanza di autonomia, rischio di povertà, segregazione occupazionale e tutte le forme di violenza contro le donne.”

Il rapporto indica diverse raccomandazioni del comitato nei confronti dello Stato italiano. Il rapporto copre tutte le tematiche presenti nella Convenzione e l’intervento odierno è l’occasione per portare l’attenzione sulle seguenti richieste di sollecitazione:

1) implementare servizi pubblici di qualità per l’infanzia e una migliore assistenza agli anziani in linea con gli standard europei e sviluppare un maggiore impegno per il mainstreaming di genere per rafforzare il debole impatto di genere PNRR e introdurre incentivi strutturali nel settore privato per promuovere parità di genere e opportunità di crescita per le donne;

2) fornire un’istruzione completa e sistematica e corsi di formazione obbligatori, stabili e regolari contro gli stereotipi di genere;

3) combattere i pregiudizi culturali e patriarcali e incoraggiare cambiamenti strutturali e culturali significativi per eliminare gli stereotipi e le discriminazioni di genere esistenti;

4a) monitorare la riforma Cartabia sul diritto di famiglia con la partecipazione della società civile e delle organizzazioni di donne contro la violenza e raccogliere dati completi per un’analisi sull’efficacia del gratuito patrocinio nella giustizia penale e civile;

4b) richiedere un esame obbligatorio della rilevanza della violenza domestica e della violenza assistita nei procedimenti di separazione/divorzio/affidamento, nonché richiedere una valutazione obbligatoria del rischio;

5) raccomandare che la spesa pubblica non venga ridotta a scapito dei trattamenti sanitari di base delle donne e delle libere scelte riproduttive;

6a) mantenere i criteri degli standard minimi sensibili al genere per l’allocazione del budget ai centri antiviolenza per contrastare l’invio dei fondi a organizzazioni generalmente neutrali;

6b) pianificare congiuntamente l’uso dei fondi nazionali antiviolenza con tutte le parti interessate, compresi i centri antiviolenza, sulla base di valutazioni periodiche delle esigenze e dei costi e garantire la supervisione del Parlamento sull’attuazione del Piano d’azione nazionale, compresa l’assegnazione dei fondi;

7) implementare in modo completo un sistema di identificazione e referral per le richiedenti asilo e le donne rifugiate vittime di violenza in tutta Italia e rafforzare costantemente la capacità del sistema di accoglienza.

Grazie all’incontro odierno con la società civile, le componenti del Comitato CEDAW avranno un quadro più completo e realistico della situazione della violenza maschile contro le donne in Italia da utilizzare nel previsto incontro con lo Stato italiano del prossimo primo febbraio.

L’incontro di Ginevra può essere seguito qui:

Monday 29 January 2024 (3.30 p.m. – 5.00 p.m.) 

Webcasting: http://webtv.un.org  or  https://bit.ly/TreatyBodiesWebcast

A questo link è possibile leggere l’intero rapporto

Hanno contribuito alla stesura del report:

D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza – Titti Carrano, Rebecca Germano, Marcella Pirrone

Associazione Coordinamento Donne – D.i.Re – Elena Biaggioni

CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate Milano – D.i.Re – Benedetta Tonetti 

Centro antiviolenza VivereDonna – D.i.Re – Silvia Menecali

Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” – D.i.Re – Paola Sdao 

Centro Veneto Progetti Donna – D.i.Re – Irina Lenzi, Stefania Loddo, Claudia Pividori 

Action Aid Italia – Isabella Orfano, Rossella Silvestre

AIDOS – Maria Grazia Panunzi

Associazione Il progetto Alice – Cristina Gamberi

Assolei Aps – Dalila Novelli 

BeFree -Cooperativa Sociale contro tratta, violenze discriminazioni – Oria Gargano

CGIL – Mabel Grossi

Coordinamento italiano della Lobby Europea delle Donne/Lef – Italia – Titti Carrano 

COSPE – Margherita Accornero, Debora Angeli

Cpo Usigrai – Monica Pietrangeli

DonneinQuota – Donatella Martini

DonnexDiritti Association – Luisa Betti Dakli

Educare alle differenze – Margherita Accornero, Cristina Gamberi, Sara Marini

Escapes – Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate – Barbara Pinelli

Forum Associazione Donne Giuriste – Siusi Casaccia 

GIUdiT Associazione Giuriste d’Italia – Maria Grazia Giammarinaro, Milli Virgilio

GiULiA Giornaliste – Serena Bersani

International Women – Lucrezia Cairo 

Italian Disability Forum – Luisella Bosisio Fazzi, Silvia Cutrera

Ladynomics – Giovanna Badalassi

LeNove – Studi e ricerche sociali – Stefania Pizzonia

Parteciparte – Claudia Signoretti

Period Think Tank – Giulia Sudano

Rete per la Parità – Rosanna Oliva

SCoSSE Aps – Sara Marini

SeNonOraQuando? Torino – Gabriella Congiu, Enrica Guglielmotti, Laura Onofri

The Advocates for Human Rights 

Marina Della Rocca 

Letizia Lambertini

Cecilia Robustelli 

Linda Laura Sabbadini

Per leggerlo sul sito clicca QUI

giovedì 25 gennaio 2024

Il Belgio ignora le sopravvissute alla prostituzione e incoraggia gli altri Stati membri a seguire il suo percorso

 




La Lobby Europea delle Donne (EWL) si rammarica profondamente della decisione della Presidenza belga di discutere di prostituzione durante l'incontro informale dei Ministri della Giustizia di domani senza previa consultazione delle sopravvissute alla prostituzione e delle ONG che lavorano con queste ultime . Esortiamo i Ministri della Giustizia a partecipare a questa riunione per incontrare le sopravvissute  ed a non banalizzare questa forma di violenza che colpisce principalmente donne e ragazze.

[Bruxelles, 25 gennaio 2024] È con disappunto e poca comprensione che apprendiamo che nell'agenda della Presidenza belga, dell'incontro informale dei ministri della Giustizia di domani,  è prevista una discussione sulla “depenalizzazione del lavoro sessuale”.

 Attraverso la promozione della narrativa del  “lavoro sessuale”, l'approccio adottato dalla Presidenza belga non rispetta la risoluzione del Parlamento europeo adottata nel settembre 2023 che riconosce che “il linguaggio concordato dalle Nazioni Unite e dall'UE è prostituzione e  persone/donne che si prostituiscono” e che “il sesso deve essere basato sul consenso, che può essere prestato soltanto in modo libero e volontario, e non possa essere sostituito da uno scambio di denaro”.

Nella descrizione della riunione,  si riconosce anche che la legge recentemente adottata in Belgio è il risultato di consultazioni organizzate "a stretto contatto con le organizzazioni delle lavoratrici del sesso", mentre si ignorano le sopravvissute alla prostituzione che non vogliono etichettare la prostituzione come lavoro, una parola che ammorbidisce tutta la violenza intrinseca ad essa, il sessismo, classismo e razzismo riscontrabili nell’acquisto di atti sessuali.

Pertanto, la Lobby Europea delle Donne esorta tutti i ministri della Giustizia presenti alla riunione di domani ad ascoltare le sopravvissute,  stare al loro fianco ed attuare programmi di sostegno e di uscita ben finanziati, seguendo la legislazione adottata da diversi paesi europei come Francia, Svezia ed Irlanda. In effetti, il Modello dell' uguaglianza è il miglior modello giuridico da adottare quando si tratta di proteggere le donne e le ragazze che sono nella prostituzione e che soffrono di molteplici forme di precarietà ed esclusione sociale, poiché le depenalizza. Allo stesso tempo, offre loro sostegno sanitario, sociale, educativo ed economico. Questo modello non solo offre alle sopravvissute alla prostituzione gli strumenti per riprendere  potere, libertà d'azione e autonomia, ma scarica il peso della stigmatizzazione e della vergogna sui cosiddetti "compratori di sesso" che credono che il consenso liberamente espresso possa essere acquistato.


È giunto il momento di un’Europa libera dallo sfruttamento sessuale delle donne e delle ragazze!

mercoledì 24 gennaio 2024

Si vergognino i governi tedesco e francese per avere deluso le donne e le ragazze d'Europa! Shame on the German and French governments for disappointing all the women and girls of Europe!

Si vergognino i governi tedesco e francese per avere deluso le donne e le ragazze d'Europa!




 

E' una  tattica per accantonare la direttiva?

 

La Lobby European delle Donne (EWL) esorta il Parlamento europeo a muoversi per impedire agli Stati membri dell'UE di minare la tanto attesa direttiva sulla violenza contro le donne e le ragazze in Europa.

 La Lobby Europea delle Donne (EWL) è indignata per la vergognosa decisione dei governi di Francia e Germania di continuare a bloccare la definizione di stupro basata sul consenso (in base agli standard della Convenzione di Istanbul) nella proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, ed invita il Parlamento europeo a garantire l'adozione di questa direttiva prima delle elezioni europee, per evitare che gli Stati membri dell'UE mettano a repentaglio questa legge attesa da tempo a sostegno dei diritti umani delle donne europee

La EWL riconosce che 13 Stati membri (Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Grecia, Finlandia, Italia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Spagna e Svezia) hanno sostenuto il mantenimento dell'articolo 5 sullo stupro.  Tuttavia, la vergognosa posizione di Francia e Germania - che detengono una minoranza di blocco - ha reso impossibile per la presidenza belga l'inclusione dell'articolo sullo stupro (una delle forme più brutali ed efferate di violenza contro le donne) nel testo di compromesso della direttiva. La Lobby Europea si chiede se questa sia una tattica per accantonare la direttiva. La decisione del Consiglio mette inacettabilmente a rischio l'intera direttiva proprio nelle ultime settimane di negoziati prima della fine del mandato politico.  Non staremo a guardare e non permetteremo che ciò accada!

Questa direttiva è il primo atto legislativo a livello europeo che stabilisce standard minimi per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. La direttiva prevede di:

- Armonizzare le definizioni di almeno sette forme di violenza contro le donne, comprese cinque forme di violenza online vale a dire: la condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato; le molestie informatiche;  il cyberstalking; la ricezione non richiesta di materiale sessualmente esplicito e l'incitamento informatico all'odio;  la  mutilazione genitale femminile e matrimonio forzato;

- Fornire un pacchetto completo di diritti per le vittime di tutte le forme di violenza contro le donne e di violenza domestica (secondo le definizioni nazionali), stabilendo regole minime per la denuncia e l'accesso alla giustizia, l'intervento precoce, la protezione e il sostegno alle vittime.

- Stabilire standard minimi per la raccolta dei dati e garantire meccanismi di coordinamento.

 La Lobby Europea  è estremamente delusa dai governi di Francia e Germania, che sono rimasti indifferenti agli sforzi incessanti e agli appelli delle organizzazioni femminili, dei cittadini e degli esperti legali per rendere lo stupro un crimine e  garantire che tutte le donne e le ragazze abbiano gli stessi diritti in tutta l'Unione Europea. È chiaro che questa decisione è del tutto ipocrita se si considera che la definizione di stupro basata sul consenso è già prevista dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, la cosiddetta Convenzione di Istanbul. Poiché Francia, Germania e l' UE sono parti della Convenzione di Istanbul e sono, pertanto, già vincolate dalle disposizioni in essa contenute.

 A soli cinque mesi dalle elezioni europee, la mancanza di impegno nei confronti dei diritti delle donne da parte dei due maggiori governi dell'UE manda un messaggio forte a milioni di elettori.

Tuttavia, al contrario,  se la direttiva verrà adottata, avremmo la possibilità di vedere chiaramente come l'Europa si prenda cura delle donne. Il lavoro incessante della Commissione europea e dei membri del Parlamento europeo, in particolare dei relatori Frances Fitzgerald (PPE, Irlanda), Evin Incir (S&D, Svezia), e dei relatori ombra, testimonia che i diritti delle donne sono al centro delle loro preoccupazioni.  Hanno aperto la strada nel  mettere la violenza contro le donne al centro dell'agenda politica dell'UE, una richiesta della EWL da oltre 30 anni! 

È di estrema importanza proseguire i negoziati per garantire l'adozione di una solida direttiva europea sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, che fornisca una protezione e un sostegno adeguati alle vittime in tutta l'UE. Non ci possono essere pace e sicurezza se le donne temono per la loro incolumità.  La violenza maschile contro le donne è un problema sistemico di lunga data in tutta Europa, e questa è un'emergenza che minaccia la vita delle donne.  Ogni anno,  in Europa,  2.300 donne vengono uccise per mano dei loro partner o ex partner. Una donna su 3 ha subito violenza fisica e/o sessuale e 1 donna su 2 ha subito molestie sessuali dall'età di 15 anni. Il 7% delle donne che hanno subito molestie informatiche ha subito almeno  anche una molestia sessuale e/o violenza fisica perpetrata da un partner stretto (FRA, 2014).  In un momento in cui, nell’UE,  un numero crescente di donne (e ragazze) si sente così indifeso da considerare il suicidio come opzione unica all' essere state vittime di abusi sessuali basati sull’immagine, di molestie  o stalking informatici [1], abbiamo indubbiamente bisogno di una direttiva che fornisca per la prima volta in assoluto un quadro adeguato e ambizioso di definizioni giuridiche per affrontare tutte le forme di violenza informatica.

Nell'ambito  delle ultime settimane di negoziati che precedono il prossimo (ed ultimo) incontro del Trialogo, la EWL invita il Consiglio, sotto la guida della Presidenza belga, ad essere pronto ad adottare un testo di compromesso che risponda alle richieste del  Parlamento Europeo. In queste ultime settimane di negoziati, chiediamo agli Stati membri di adottare una Direttiva che contenga un pacchetto di diritti delle vittime di violenza che sia all’altezza degli standard della Convenzione di Istanbul. Contiamo in concreto  sul Consiglio affinché raggiunga un  compromesso significativo che migliori il testo in linea con le richieste del Parlamento europeo. Concretamente, contiamo sul Consiglio affinché raggiunga compromessi significativi per migliorare il testo in linea con le richieste del Parlamento europeo. A tale  proposito, la EWL si rammarica profondamente della decisione del Consiglio di escludere dalla Direttiva  articoli chiave come l’articolo sullo stupro e quelli sulla definizione delle molestie sessuali sul posto di lavoro e sulla sterilizzazione forzata

È giunto il momento di rendere la violenza contro le donne e le ragazze una priorità politica!

L’Europa può fare la differenza. Non accantonare la direttiva, adottala adesso!


[1] EWL HerNetHer Rights  Mappatura dello stato della violenza online contro le donne e le ragazze in Europa (2018).

Verónica (32 anni) si è suicidata dopo che un suo video sessuale intimo è stato ampiamente distribuito ai suoi colleghi senza il suo consenso. Lo stesso ha fatto Tiziana (31 anni), dopo una lunga battaglia in tribunale per far rimuovere da internet i video intimi.


Shame on the German and French Governments for letting all women and girls down in Europe !

The European Women’s Lobby (EWL) urges the European Parliament to move ahead to prevent the EU Member States from jeopardising the long-awaited law on violence against women and girls in Europe.

[Brussels, 23 January 2024] While we, the European Women’s Lobby (EWL), are outraged by the disgraceful decision of the governments of France and Germany to persist in blocking a consent-based definition of rape (based on the standards of the Istanbul Convention) in the proposed Directive on combating violence against women and domestic violence, we call on the European Parliament to ensure that this Directive is adopted before the European elections, to prevent EU Member States from jeopardising this long-awaited law to uphold women’s human rights in Europe.

The EWL acknowledges that 13 Member States (Austria, Belgium, Croatia, Cyprus, Greece, Finland, Italy, Lithuania, Luxembourg, Poland, Slovenia, Spain and Sweden) have supported keeping Article 5 on rape. However, the shameful position of France and Germany - who hold a blocking minority - has made it impossible for the Belgian Presidency to include the article on rape (one of the most brutal and heinous forms of violence against women) in the compromise text of the Directive. The EWL questions whether this is a tactic to shelve the Directive. The decision of the Council inadmissibly puts at risk the whole Directive in the very last weeks of the negotiations before the end of this political mandate. We will not stand by and let this happen!

This Directive is the first ever piece of legislation at the EU level that sets minimum standards to prevent and combat violence against women and domestic violence. The Directive will:

  • Harmonise the definitions of at least seven forms of violence against women, including five forms of online violence against women, namely: non-consensual sharing of intimate or manipulated material; cyber-harassment; cyberstalking; unsolicited receipt of sexually explicit material, and cyber incitement to hatred; female genital mutilation and forced marriage;
  • Offer a complete package of rights to victims of all forms of violence against women and domestic violence (as per national definitions) establishing minimum rules for reporting and access to justice, early intervention, protection and support to victims
  • Establish minimum standards for data collection and ensure coordinating mechanisms.

The EWL is extremely disappointed by the governments of France and Germany, which have remained indifferent to the relentless efforts and calls from women’s organisationscitizens, and legal experts to make rape a crime and to ensure that all women and girls in Europe have the same rights throughout Europe. It is clear that this decision is completely hypocritical taking into account that a consent-based definition of rape is already mandated in the Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women, the so-called Istanbul Convention. France, Germany and the EU are parties to the Istanbul Convention and are, therefore, already bound by the provisions therein.

Just five months before the EU elections, the lack of commitment to women’s rights by the two largest EU governments sends a strong message to millions of voters.

However, on the other hand, we can clearly see that Europe does care about women if the Directive is adopted. The relentless work by the European Commission and the members of the European Parliament, especially the Rapporteurs Frances Fitzgerald (EPP, Ireland) and MEP Evin Incir (S&D, Sweden), and the Shadow Rapporteurs, testify that women’s rights are at the heart of their concerns. They have opened the door to placing violence against women at the heart of the EU’s political agenda, a demand of the EWL for the past 30 years!

It is of the utmost importance to continue the negotiations to ensure the adoption of a robust EU Directive on combating violence against women and domestic violence that grants adequate protection and support to victims throughout the EU. There can be no peace and security while women fear for their safety. Male violence against women is a long-term systemic issue across Europe and this is an emergency threatening the security of women’s lives. 2.300 women are killed every year in Europe at the hands of their partners or ex-partners. One in 3 women have been subjected to physical and/or sexual violence and one in 2 women have experienced sexual harassment since the age of 15. 7 % of women who have experienced cyber harassment have also experienced at least one form of sexual and/or physical violence perpetrated by an intimate partner (FRA, 2014). In times when a rising number of women (and girls) in the EU feel so unprotected that suicide is considered as their only option after being victims of image-based sexual abuse, cyber-harassment or cyberstalking [1], we absolutely need a Directive that provides for the first time ever an adequate and ambitious framework of legal definitions to address all forms of cyber-violence.

In the framework of the last weeks of negotiations leading up to the next (and last) Trialogue meeting, the EWL calls on the Council, under the leadership of the Belgium Presidency, to be ready to adopt a compromise text that responds to the demands of the European Parliament. In the very last weeks of negotiations, we call on the Member States to adopt the Directive which includes a package of rights of victims of violence against women and domestic violence to live up to the standards of the Istanbul Convention. Concretely, we count on the Council to make significant compromises to improve the text in line with the European Parliament’s requests. In this regard, the EWL deeply regrets the Council’s decision to exclude key articles on the Directive including the article on rape and the definition of sexual harassment in the workplaceand forced sterilisation.

It’s time to make violence against women and girls a political priority.

Europe can make a difference. Do not shelve the Directive, adopt it now!

[1EWL HerNetHerRights Mapping the state of online violence against women and girls in Europe (2018).
Verónica (32 years old) committed suicide after an intimate sexual video of her was widely distributed to her colleagues without her consent. Tiziana (31 years old) did the same after a long battle through courtsto have intimate videos removed from the internet.