martedì 25 novembre 2014

Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne

End Violence against Women  UN Women - United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women

                                                                                                                                                                   
In occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne si impegna a lavorare, assieme alla Lobby Europea delle Donne, agli altri Coordinamenti Nazionali e alle Organizzazioni internazionale e nazionali affinché:                                                                                                                                                                
- il 2016 sia considerato l'Anno Europeo per la Fine della Violenza Contro le Donne e che vengano erogate risorse per la sensibilizzazione e il supporto di azioni a tutti i livelli;      
                     
- l'Unione Europea adotti ed implementi una Strategia, comprensiva e basata su dati (quantitativi e qualitativi), nonché in partenariato con le organizzazioni di donne, che ponga fine alla violenza contro le donne in Europa e che comprenda temi quali: la prostituzione, la fine di ogni impunità, la protezione di tutte le donne, la prevenzione della violenza stessa attraverso servizi di qualità accesso alla giustizia;                              
                                                                                                               
- venga adottata una legislazione nell'Unione Europea per porre fine alla tratta ed alla prostituzione attraverso la penalizzazione dell'acquisto (clienti e sfruttatori) di sesso, lo sviluppo e l'attuazione di programmi di uscita e di azioni relative all'educazione;  
                                                  
- l'Unione Europea e gli Stati Membri che non l'abbiano ancora fatto, ratifichino la Convenzione di Istanbul.                                                                                                                                                 

giovedì 6 novembre 2014

DONNE VITTIME DI VIOLENZA E SOPRUSI QUALE PROTEZIONE? QUALE RIPARAZIONE?

L'Osservatorio Internazionale Vittime di Violenza del Comune di Torino invita all'evento di cui a seguito il link:

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lunedì 8 settembre 2014

Riceviamo dalla Federazione Nazionale Insegnanti questa mozione dal titolo: "Tanto tuonò che piovve"

                                                          

                                                   Federazione Nazionale Insegnanti


Tanto tuonò che piovve

Le attese di provvedimenti radicali sulla scuola si sono materializzate in un mix di buone intenzioni, di parole d’ordine su aspetti innovativi da tempo al centro del dibattito ma anche nella riproposta di aspetti inquietanti.   Il tutto rinviato a novembre, dopo una fase di due mesi di confronto con studenti e famiglie per averne indicazioni. “Ogni studente con i suoi amici, le famiglie, le associazioni, ci dica di cosa si vuole parlare nella scuola”. A proposito, perché non sentire anche soggetti collettivi come associazioni professionali della scuola e sindacati? E se poi gli studenti e le loro famiglie ci diranno che vogliono più inglese e più coding, ovvero programmazione informatica?
Avremo una definizione di “programmi” (una parola e un concetto che pensavamo ormai superati) in base al gradimento? Una scelta preoccupante, tenuto conto che sui banchi di scuola costruiscono il loro sistema di valori giovani di culture ed etnie diverse, che hanno bisogno di una cultura solida sul piano storico, geografico, filosofico per trovare chiavi di lettura consapevole e critica che li aiutino a comprendere cosa succede quando sui loro tablet assistono a scene terrificanti di esecuzioni in diretta. Non ci sembra che abbiano bisogno di nozioni per utilizzare meglio i mezzi della comunicazione ma di sviluppare le loro conoscenze e capacità di riflessione per rifondare valori di una convivenza globale nuova che ci ripropone rigurgiti inquietanti di barbarie cui non si può rispondere con la contrapposizione di culture o un arrogante dualismo di civiltà e barbarie.
Il Piano presenta alcune prospettive interessanti (realizzare l’autonomia, avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, riconsiderare il ruolo degli insegnanti, istituire l’organico funzionale)  ma sullo sfondo ci sono alcuni fantasmi che rischiano di cambiare davvero –e non in positivo- il volto della scuola italiana (l’uso taumaturgico di termini come merito e valutazione, un’ulteriore accentuazione del ruolo dei dirigenti scolastici, la scomparsa di aspetti cooperativi che sono alla base della scuola come comunità professionale).
Siamo fiduciosi che il dibattito di due mesi cui si rinvia potrà dare un contributo positivo per un rilancio del sistema scolastico senza sottovalutarne la complessità, perché davvero –come ha affermato Renzi- la scuola "è alfa e omega di tutto” ma bisogna darle, non solo a parole, strumenti e risorse per funzionare. A proposito, e il capitolo delle risorse finanziarie?

(6 settembre 2014)

giovedì 10 luglio 2014

GLI AFFARI DELLA PUBBLICITÀ IN UNA CITTÀ SESSISTA:MILANO

SU ARCIPELAGOMILANO DD. 8 LUGLIO 2014
 
Rompo gli induci e dico senza mezzi termini la mia. Contro la pubblicità sessista il Comune di Milano non ha fatto quel che doveva. Non voglio apparire come una guastafeste, né assumere un atteggiamento ipercritico. Intendo spiegare, dati alla mano, perché sono scoraggiata. E il verbo scoraggiare non rende appieno la mia posizione di presidente dell'associazione DonneinQuota, impegnata su questo fronte dal 2008, a partire dalla pubblicazione della Risoluzione del Parlamento Europeo sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini (2038/2008) Oggi la sensibilità dell'opinione pubblica è cambiata ed è più attenta a questi temi. Lo dimostra l'ultimo caso che ha fatto recentemente discutere (e meno male): quello della pubblicità Sant'Anna, con cui sono stati tappezzati i mezzi pubblici della città con tanto di succo di frutta associato alla gigantografia del sedere di una ragazza. Ma anche la campagna contro la pubblicità sessista che il Presidente dell'Art Directors Club Italiano (ADCI), il pubblicitario Massimo Guastini, ha lanciato nel 2013 e che in breve tempo ha raccolto decine di migliaia di firme. La metropoli che si prepara all'Expo 2015 ha grattacieli più alti, piste ciclabili che sembra quasi possibile attraversarla tutta in bicicletta, nuove stazioni della metro lilla, che è pure un bel colore. Ma, su molte facciate di antichi palazzi e su molti ponteggi che
proteggono i cantieri, continuano a comparire gigantografie di donne-corpo, di donne-richiamo sessista per gli acquisti. Una infamante peculiarità milanese che Giuliano Pisapia, così sostenuto e trascinato verso la responsabilità di sindaco dalle associazioni femminili, non ha saputo (o non ha voluto?) azzerare.
Come invece bisognerebbe fare e come ci aspettavamo che succedesse. È stato istituito un tavolo per fronteggiare l'emergenza civile della pubblicità offensiva in città, e il tavolo è rimasto solo. Uno a uno se ne sono andati tutti quelli che da anni - l'associazione che presiedo in primis - combattono le volgarità e le
discriminazioni di genere che filtrano dai cartelloni affissi sotto i nostri occhi, senza che i nostri occhi possano fare alcunché per evitare di vederli. E assimilare, mi riferisco soprattutto ai più giovani, l'idea che del corpo di una donna, e di una donna, si possa fare tutto ciò che ci passa per la testa.
La delegata del sindaco su questo tema, Francesca Zajczyk, subito dopo la nomina aveva ufficialmente dichiarato che il suo primo impegno sarebbe stata l'istituzione di un Giurì sulla pubblicità sessista. E il Giurì non si è mai neanche lontanamente visto. Si è vista, invece e addirittura, lo abbiamo denunciato su questo giornale chiedendone inutilmente lo stralcio, la delibera del 28 giugno 2013, "Indirizzi fondamentali in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna" che al punto 2 impegna il Comune a contrastare.
Più rileggo questo passaggio, più rifletto su questa delibera, e più non credo possibile che la giunta
arancione di Milano abbia potuto partorire un simile obbrobrio. Che sostanzialmente legittima anziché contrastare l'abbassamento della percezione del livello di violenza sulle donne, inclusa quella che passa dai manifesti oltraggiosi della dignità femminile. Da menti aperte ed esperte era obiettivamente scontato aspettarsi qualcosa di meno normale e inefficace.
E qui voglio fare autocritica. Ho commesso un errore nel non dire subito, pubblicamente e con energia, che
l'istituzione di una figura-filtro sulla questione Pari opportunità, e dunque anche sessismo, era sbagliata e
ambigua. Al di là dell'incisività e della competenza della delegata Zajczyk, é proprio il fatto che Giuliano
Pisapia non abbia ritenuto di prevedere uno specifico assessorato (magari con portafoglio) che andava censurato. Subito. Senza tentennamenti, mediazioni e attese risultati poi del tutto vani. A rileggere oggi il suo comportamento, sembra che tutto l'impegno del sindaco dell'arcobaleno si sia esaurito con il 50 e 50 della formazione della giunta e poco altro. Per il resto, sull'enorme questione della città imbellettata di sessismo, la fascia tricolore di Giuliano Pisapia non si è imposta con la decisione che ci si aspettava.
Per dare il senso di quanto sia grande il problema, ho chiesto a Paola Ciccioli, amica giornalista che spesso
ospita le attività di DonneinQuota sul blog di Donne della realtà, di andare in Comune per capire, una volta per tutte quali siano i numeri interessati dal business della pubblicità stradale, quella a più alta incidenza di
stereotipi e violenza visiva a Milano. Il quadro che Paola Ciccioli ha delineato grazie alla collaborazione dell'architetto Mario Zito e del direttore del settore pubblicità Fabio Mancuso è questo:
1) L'affissione dei manifesti in città segue due strade.
La prima afferisce direttamente al Comune, la seconda è data in concessione alle agenzie che gestiscono gli impianti privati. Questa è la premessa da tenere bene a mente.
2) Sotto il diretto controllo comunale ci sono 3.114 strutture su cui affiggere le pubblicità e queste strutture occupano complessivamente una superficie di 24 mila metri quadrati. Qual è, invece, la superficie totale
in mano ai privati che, senza vincoli di sorta, viene ricoperta da gigantografie in cui, troppo spesso, a un nuovo modello di macchina si affianca un sedere di donna, a un pacchetto di spaghetti in offerta speciale una bocca allusiva, a un nuovo brand di abbigliamento il più denudato possibile pezzo di corpo femminile? Questa superficie è pari a 300 mila metri quadrati, una città nella città, insomma. Senza leggi, senza controllo, senza l'obbligo di rispettare anche i più flebili richiami delle più equivoche delibere.
3) Fatta 100 la torta pubblicità, dunque, il 93 per cento del business è in mano ai concessionari. Ciò che il Comune può ripulire con la delibera è soltanto il 7 per cento del totale. Lo spicchio direttamente gestito dall'amministrazione si traduce in introiti pari a un milione e 900 mila euro all'anno. La grande torta in mano
ai privati, invece, porta nelle casse di Palazzo Marino intorno ai 9 milioni di euro ogni anno, che lievitano a 19
milioni se si includono anche le insegne di esercizio, cioè, per fare uno dei tanti esempi, quelle dei sexy shop
(le cifre sono aggiornate a circa 3 mesi fa).
Non sarà che non si vuole dare fastidio ai concessionari di pubblicità per timore che il flusso di denaro che entra nelle casse del Comune diminuisca? Lascio a voi l'ardua sentenza. Rimane il fatto grave, gravissimo che la Giunta Pisapia abbia adottato uno stile di "finto ascolto" del territorio ma alla fine - come chi l'ha preceduta - abbia fatto calare dall'alto le sue decisioni, oltretutto mal formulate e/o sbandierate come risolutive quando invece riguardano, come abbiamo visto, una esigua fetta dell'affare pubblicità.
Alcune parole sul Protocollo che l'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha siglato a marzo di
quest'anno con l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), per la tutela della dignità femminile nelle affissioni locali. Si tratta dello stesso protocollo che la Ministra Mara Carfagna firmò nel 2011 con lo IAP e
che non è stato mai applicato per mancanza di volontà politica. Ma come mai ce lo ripropongono a 3 anni di
distanza? Non siamo riuscite a chiarire la questione con l'ANCI perché sia il presidente, Piero Fassino, che la responsabile alle Pari Opportunità, non hanno accettato di rispondere alle nostre domande, neanche per iscritto.
In conclusione, riteniamo che Palazzo Marino debba aprirsi realmente a un percorso vero e costruttivo che coinvolga le realtà cittadine che da anni lavorano sul territorio per poter poi offrire alla città soluzioni che contrastino effettivamente il sessismo in pubblicità. Il sessismo è un problema culturale e come tale dovrebbe essere affrontato. Milano si deve proporre come laboratorio di sperimentazione educativa a partire dalle scuole materne.
Il discorso è talmente ampio che ci riserviamo di approfondire tutti i punti sensibili confidando ancora
nell'ospitalità di ArcipelagoMilano.
Donatella Martini
Presidente Associazione DonneinQuota


venerdì 20 giugno 2014

Comunicato su riforma Senato



Sono in corso incontri tra i gruppi parlamentari, il Governo e le forze politiche sulla riforma del Senato, che, secondo notizie giornalistiche, dovrebbe esser composto di 100 membri, di cui 71 eletti dalle Regioni, 21 Sindaci e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Si propone di assicurare una presenza degli eletti dalle Regioni bilanciata in base al numero degli abitanti e ci si preoccupa di garantire un rapporto tra maggioranza e opposizione non dissimile da quello uscito dai risultati elettorali. Nulla viene detto sulla parità di genere.
            L'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che raccoglie oltre 50 tra Associazioni, Gruppi e Reti femminili e si prefigge l'equilibrio di genere nelle istituzioni e nei luoghi di decisione, chiede alle forze interessate e ai parlamentari come intendano garantire nella futura assemblea unarappresentanza paritaria di uomini e donne.
            Sarebbe assurdo che nel momento in cui si mette mano alla riforma dell'ordinamento dello Stato, venissero violate le norme degli articoli 3 e 51 della Costituzione e non si tenesse conto del ruolo che le donne svolgono oggi in campo economico, sociale e culturale.      
             In merito alle competenze del nuovo Senato, l'Accordo propone che vi venga inclusa la valutazione sull'impatto di genere della legislazione.
           
Per l'ACCORDO
Daniela Carlà e Marisa Rodano


NOI RETE DONNE                                                                                                 
AFFI   - ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE                                                                                                              
SE NON ORA QUANDO
ABACO
AGI ( Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
AIDOS                                                                                                                 
ANDE
ASPETTARESTANCA                                                                                                                          ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY                                                          
ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
ASSOCIAZIONE NAZIONALE VOLONTARIE TELEFONO ROSA
ASSOLEI
CENTRO ITALIANO FEMMINILE
COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ  ASS.NE STAMPA ROMANA
CONSIGLIERA NAZIONALE PARITA’
CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI    
CORRENTE ROSA
CRASFORM Onlus
DOLS DONNE ONLINE
DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
DONNE E INFORMAZIONE
DONNE IN QUOTA
DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
DONNE PER MILANO
DONNE ULTRAVIOLETTE
FIDAPA
FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
FONDAZIONE NILDE IOTTI
GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
GIULIA  (Giornaliste Unite Libere Autonome)
IL CORPO DELLE DONNE
IL PAESE DELLE DONNE
INGENERE
LABORATORIO POLITICO
LA META’ DI TUTTO
LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
LIBERA DONNA
LIBERE TUTTE - Firenze
LUCY E LE ALTRE
MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)                                                                                         
MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
NESSUNINDIETRO
NOID TELECOM      
NOI DONNE
NOIDONNE 2005
PARIMERITO                                                                                                            
PARI O DISPARE
PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
RETE ARMIDA
RETE PER LA PARITA’
SOLIDEA
TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sicurezza città di Bologna
TUTTEPERITALIA
UDI – UNIONE DONNE in ITALIA
USCIAMO DAL SILENZIO                                                                                         
WOMEN IN THE CITY

lunedì 16 giugno 2014

Report attività LEF 2015

Nessuna donna nasce puttana



intervista a Sonia Sànchez, attivista ed ex prostituta, dal periodico online El Confidencial

COMUNICATO ELEGGERE DUE DONNE ALLA CORTE COSTITUZIONALE

L'ACCORDO di AZIONE COMUNE per la DEMOCRAZIA PARITARIA che raccoglie più di cinquanta associazioni, gruppi e reti femminili e che ha per scopo la promozione della parità di genere nelle Istituzioni, rivolge un pressante appello agli onorevoli Presidenti della Camera dei Deputati  e del Senato della Repubblica, nonché ai Presidenti dei gruppi parlamentari dei due rami del Parlamento per la elezione di due donne alla Corte Costituzionale.
       Nei prossimi giorni, anche se non è ancora nota la data di convocazione delle Camere in Seduta Comune, si dovrà procedere nuovamente – dopo la “fumata nera” del 12 giugno u.s. - alla elezione di due giudici della Corte Costituzionale.
             Attualmente fa parte della Corte una sola donna. L'Accordo sollecita perciò vivamente il Parlamento a scegliere per i posti vacanti due donne allo scopo di iniziare un riequilibrio della composizione di genere della Corte. Non sarebbe scelta difficile tenuto conto che vi sono moltissime donne, che hanno tutti i requisiti professionali, culturali e morali per poter esercitare autorevolmente la funzione di giudice costituzionale.
     Una tale scelta oltretutto verrebbe incontro alla richiesta di rinnovamento dei ceti dirigenti che è così forte nel paese.


L'ACCORDO di AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

giovedì 12 giugno 2014

Stop Targeting Hungarian NGOs! / Basta prendere di mira le ONG ungheresi !



Statement:

Stop Targeting Hungarian NGOs!

Since its re-election, the Hungarian government launched a campaign attacking the

credibility of Hungarian NGOs and are striving to gain controlling power over their funding

distributed independently from the government. We believe that a dynamic and independent

civil society plays a fundamental role in a democratic society, as it is one of the key checks

and balances to governing power. As demonstrated by Putins Russia, the harassment of the

civil sector could easily lead to the criminalization of NGOs and could effectively hinder

their work. We stand in solidarity with the Hungarian NGOs and call on the Hungarian and

all other governments to refrain from harassing civil society!

lunedì 9 giugno 2014

Manifesto Elezioni Europee 2014


Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne e la Lobby Europea delle Donne considerano sempre valide le raccomandazioni contenute nel Manifesto approntato per le recenti Elezioni Europee e sottoscritto da autorevoli Membri della Commissione ed Eurodeputati uscenti.
Ci auguriamo che tali raccomandazioni siano prese in considerazione ed attuate anche dagli attuali e dai futuri membri delle Istituzioni europee.
Riportiamo a seguito il Manifesto tradotto in italiano.











martedì 27 maggio 2014

Who Feeds Our World?

                                                 



                              COMUNICATO STAMPA






Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne si rallegra per il risultato italiano delle elezioni europee che ha portato al Parlamento Europeo una numerosa rappresentanza femminile.


Augura al nuovo gruppo di elette/eletti una proficua attività per la promozione ed il sostegno delle politiche europee di parità tra donne e uomini.


Auspica  di poter continuare la fruttuosa collaborazione, già sperimentata in passato, con il nuovo Comitato per i Diritti della Donna sui temi di comune interesse.


Buon lavoro.





Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne




giovedì 24 aprile 2014

Prevenire e Combattere la Violenza sulle Donne. Percorsi a confronto


Convegno organizzato e promosso da ADEI WIZO Associazione Donne Ebree d'Italia APS in collaborazione con: Blog La 27ora del Corriere della Sera e SVS Donna Aiuta Donna Onlus.

Mercoledì 7 maggio 2014, ore 14.30-19.00
CASA DEI DIRITTI, Sala piano terra - Via De Amicis 10, Milano

lunedì 14 aprile 2014

mercoledì 9 aprile 2014

Salute materna minacciata dagli ultra-conservatori, allarmati Parlamentari europei e ONG




comunicato stampa
10 aprile 2014
Per diffusione immediata

Contact: Irene Donadio 0032 491719390

Salute materna minacciata dagli ultra-conservatori, allarmati Parlamentari europei e ONG
I deputati europei e le organizzazioni della società civile sono chiamati oggi ad opporsi alla campagna “Uno di Noi”, promossa attraverso l ‘Iniziativa dei Cittadini Europei*, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la salute materna nei Paesi in via di sviluppo. La campagna, condotta dagli ultra – conservatori e dai movimenti che si oppongono al diritto delle donne di decidere del proprio corpo, è oggetto Giovedi, 10 Aprile di un'audizione pubblica al Parlamento Europeo. Entro il 28 maggio, la Commissione Europea dovra’ comunicare formalmente le sue osservazioni in merito.
L’iniziativa "Uno di Noi"  mira a vietare i finanziamenti dell'UE a favore di tutte le attività che potrebbero comportare la distruzione di embrioni umani. Il divieto includerebbe i finanziamento verso la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane e a favore di tutte le organizzazioni che forniscono i servizi relativi alla salute materna, incluso l’aborto sicuro e/o i servizi correlati,  nei Paesi in via di sviluppo, dove quasi 800 donne ogni giorno muoiono durante la gravidanza e il parto. Questa iniziativa rischia seriamente di ostacolare la lotta per ridurre questi decessi. "Si tratta di un'iniziativa pericolosa e regressiva che sopprime l’essenziale supporto dell'Unione Europea all'assistenza sanitaria materna , l'assistenza pre-natale e ai servizi di pianificazione familiare volontaria in alcuni dei Paesi più poveri del mondo", ha detto Neil Datta, Direttore dell’ European Parliamentary Forum.
"I diritti delle donne sono diritti umani", ha detto Sirpa Pietikäinen, deputato finlandese del Parlamento Europeo nel Gruppo del centro-destra PPE . “L’universalità di questi diritti non dà la possibilità di scegliere se applicarli o meno. Il diritto delle donne di decidere sul proprio corpo è fondamentale e non può essere negato dalla religione o da qualsiasi altro motivo”.
La campagna “Uno di Noi"  è totalmente in contrasto con le politiche di sviluppo dell'Unione Europea, e i suoi impegni internazionali nel quadro del raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. La società civile confida che, respingendo tale iniziativa, la Commissione Europea riaffermerà con forza l'impegno dell'UE a sostenere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi e a svolgere un ruolo di leadership per la riduzione della mortalità materna a livello mondiale.
"Gli organizzatori di questa iniziativa, condotta dalle forze ultra-conservatrici, stanno cercando di imporre le proprie convinzioni a tutti i costi, non importa se la vita delle donne sarà messa in immediato e significativo pericolo. Questa non è una posizione per la Vita ma una minaccia aperta contro i diritti delle donne e contro il diritto fondamentale di tutti di vivere con dignità ", ha affermato Viviane Teitelbaum, presidente della European Women’s Lobby.
L’iniziativa “Uno di Noi”  e’ solo l’ultima di una serie di recenti attacchi verso la parità di genere e la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Europa e nel mondo. Gli ultra-conservatori - alcuni dei quali deputati del Parlamento Europeo - stanno cercando di indebolire la forte presa di posizione dell'Unione Europea a favore delle donne dei paesi più poveri del mondo.
Noi tutti valorizziamo la vita in tutte le sue forme, e cerchiamo di creare un ambiente in cui le madri ei loro figli possano crescere"  ha affermato Vicky Claeys, Direttrice dell’Associazione Europea International Planned Parenthood Federation . "Questa campagna, in caso di successo, comporterebbe la riduzione dell’assistenza medica nell’ambito della salute materna e avrebbe come risultato immediato l’aumento del numero dei decessi dausati da complicazioni durante il parto, la gravidanza e per aborti non sicuri nei Paesi in via di sviluppo. “Uno di Noi” aumenterebbe immensamente la sofferenza nel mondo, ha aggiunto la Direttrice Claeys.
Nicole Kiil-Nielsen deputato francese del Parlamento europeo per il gruppo dei Verdi ha dichiarato: "L'Ue - che ha sempre svolto un ruolo di primo piano su questo tema - deve continuare a promuovere la tutela della salute materna e riproduttiva attraverso il suo aiuto allo sviluppo."
-FINE-

Note dell’editore
L’Iniziativa dei cittadini europei (ECI) è   e’ una procedura, prevista dal Trattato di Lisbona nel 2010 , attraverso la quale i cittadini europei possono promuovere una petizione dinanzi la Commissione Europea. Un'iniziativa dei cittadini deve essere sostenuta da almeno un milione di cittadini europei provenienti da almeno 7 dei 28 Stati membri.
 L’iniziativa Uno di Noi richiede quanto segue:
-     la protezione giuridica della dignità, il diritto alla vita e dell'integrità di ogni essere umano dal concepimento nei settori di competenza dell'UE in cui tale protezione è di particolare importanza.
-       Il divieto e il termine del finanziamento delle attività che implicano la distruzione di embrioni umani, in particolare nei settori della ricerca, dello sviluppo e della salute pubblica; incluso il divieto di finanziamento per il servizio dell'aborto, direttamente o indirettamente, attraverso il finanziamento di organizzazioni che incoraggiano o promuovono l'aborto
-       Ogni anno, l’ UE finanzia per circa 120 milioni di dollari aiuti per lo sviluppo per la protezione della salute materna e riproduttiva. L’iniziativa si riferisce proprio a questi fondi.
-     La posizione dell'UE è chiara - i fondi per lo sviluppo della protezione della salute materna  finanziano i servizi di aborto sicuro solo  nei Paesi in cui l'aborto è legale. Questa posizione è stata ribadita dal commissario per lo Sviluppo Piebalgs in numerose occasioni,  in linea con le finalità e gli obiettivi della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (CIPS), con la "Muskoka Initiative" sul miglioramento della salute materna, neonatale e infantile e e con altre iniziative internazionali.