giovedì 25 marzo 2021

Turchia: diritti violati, l'UE deve affrontare Erdogan


Riceviamo da Coppem e pubblichiamo volentieri  


Turchia: diritti violati, l’UE deve affrontare Erdogan



Sono giorni difficili e turbolenti in Turchia, dopo la risoluzione della Convenzione di Istanbul, voluta dal presidente Erdogan che ha sacrificato le donne a favore del potere maschile in nome di una anacronistica “unità familiare”.

 Arrivata nel cuore della notte, la notizia dell’abbandono del Trattato, ha visto scendere in piazza, a manifestare contro il decreto presidenziale, centinaia di donne, instancabili e senza paura, per condannare la violenza di genere come un atto discriminatorio e una violazione dei diritti umani e per sostenere la difesa dell’uguaglianza e della giustizia. Il messaggio lanciato dal presidente turco, che già da tempo minacciava l’abbandono della Convenzione, delinea una situazione allarmante, in un paese drammaticamente segnato dai femminicidi, che ha suscitato le preoccupazioni delle istituzioni europee e del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che si è detto profondamente deluso per lo strappo di Erdogan.

Definita “una notizia devastante” dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, l’abbandono turco della Convenzione di Istanbul rappresenta un grave passo indietro, cosi come ha sottolineato Mario Draghi, presidente del Consiglio dei ministri italiano.

 “La protezione delle donne dalla violenza – ha detto l’ex presidente della Banca Centrale Europea – e in generale la difesa dei diritti umani in tutti i paesi, sono un valore europeo fondamentale, un valore identitario dell’Unione Europea”.

Josep Borrel, l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, in nome di quel valore identitario dell’UE, ha sollecitato la Turchia a revocare la sua decisione, augurandosi che possa unirsi di nuovo all’Unione Europea nella difesa dei diritti delle donne, elemento fondamentale dei diritti umani, della pace e dell’uguaglianza nel XXI secolo.

Ma lo strappo di Erdogan non farebbe presagire ad alcuna unione con l’Europa. In forte calo di consenso elettorale, il presidente turco, almeno secondo alcuni analisti, avrebbe “venduto” i diritti delle donne a favore di un elettorato conservatore. Inizialmente usata dal governo turco come dimostrazione di un’apertura nell’ambito della parità di genere, la Convenzione di Istanbul, con la politica di Erdogan sempre più autoritaria e stringente, è diventata uno strumento giuridicamente vincolante con un quadro normativo  di difficile comprensione, soprattutto per quei gruppi islamici più conservatori che vedono nel trattato internazionale, una istigazione a trasgredire norme dell’Islam e un incoraggiamento all’omosessualità e al divorzio.

E mentre i leader dei Paesi UE preferiscono muoversi sulla linea del dialogo con la Turchia, per mantenere un equilibrio nel timore di ripercussioni sui migranti bloccati al confine, e in attesa del prossimo Consiglio Europeo, previsto per il 25 e 26 marzo, il Coordinamento italiano della Lobby Europea delle Donne, sull’atto monocratico di Erdogan, che ha assestato un duro colpo alle donne turche, chiede una maggiore pressione dell’UE.

“Il rigetto della Convenzione di Istanbul e la conseguente uscita della Turchia decisa dal presidente Erdogan, rappresenta un fatto ed un precedente gravissimo che pone a rischio migliaia di donne Turche –  ha detto Maria Ludovica Bottarelli Tranquilli Leali, presidente del Coordinamento  -. Tutte   le organizzazioni internazionali tra le quali l’ONU, l’OSCE e la Nato in cui le politiche di genere sono un fatto acquisito promosso, dovrebbero mobilitarsi e fare pressione sulla Turchia affinché ritorni sui propri passi, minacciando eventualmente, in caso di diniego, l’estromissione della Turchia dai loro ambiti. Serve infatti una mobilitazione comune”

Nato anche ad opera di un gruppo di donne italiane che sentivano la necessità di portare la voce delle donne in Europa, il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/LEF Italia rappresenta l’Italia nel Consiglio di Amministrazione della European Women’s Lobby, la più grande coalizione europea di organizzazioni femminili e femministe. La LEF Italia contribuisce, con la EWL, a migliorare le politiche di parità di genere in Europa ed in Italia.

mercoledì 24 marzo 2021

Dichiarazione della Confederazione europea dei sindacati in risposta al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul

 


European Trade Union Confederation
Confédération Européenne des Syndicats

Dichiarazione della CES in risposta al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul

Adottata dal Comitato Esecutivo il 22-23 marzo 2021

 

La Confederazione europea dei sindacati condanna la decisione del Presidente della Turchia di ritirare il suo paese dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) e la considera un segnale devastante per le donne e le ragazze in Turchia e in tutto il mondo.

La CES sollecita il governo turco a riconsiderare questa azione e a riaffermare il suo impegno internazionale per proteggere i diritti umani delle donne e delle ragazze e di tutti i loro cittadini.

La Convenzione di Istanbul è il primo sforzo congiunto e vincolante al mondo per combattere e prevenire tutte le forme di violenza contro le donne, compresi i matrimoni precoci, lo stupro, la violenza domestica, le mutilazioni genitali femminili e la violenza economica.

La tempistica dell'annuncio, nel mezzo di una riunione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne, e durante l'anno che celebra il decimo anniversario della Convenzione, è una provocazione deliberata e rappresenta l'ennesimo attacco conservatore alla cooperazione internazionale. È particolarmente pericoloso e ingiustificabile considerando l'innegabile picco di violenza domestica in tutto il mondo innescato dalla pandemia COVID-19.

La CES esorta i paesi che non hanno ancora ratificato la Convenzione, vale a dire Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Slovacchia, a ratificare immediatamente la Convenzione e a mettere in atto misure adeguate che proteggano le donne e le ragazze dalla crescente violenza domestica e di genere ed esorta la Polonia e altri ad astenersi dal considerare il ritiro dalla Convenzione.

La CES invita la Presidente Ursula von der Leyen a utilizzare tutte le misure efficaci disponibili per garantire che tutti gli Stati membri dell'UE la ratifichino e ad adoperarsi con urgenza per finalizzare l'adesione dell'UE alla Convenzione di Istanbul. La CES invita tutti i Commissari dell'UE, il Parlamento europeo e tutti gli Stati membri dell'UE a sostenere il raggiungimento di questa dichiarata "priorità chiave" della Commissione von der Leyen.

Ora è il momento di mantenere l'impegno dell'UE a combattere e prevenire la violenza contro le donne e tutte le forme di violenza di genere con azioni. Qualcosa di meno è inaccettabile per le donne e gli uomini che lavorano in tutta Europa.

La CES invita l'UE a utilizzare tutte le misure efficaci disponibili per sollecitare il governo della Turchia a riconsiderare la propria decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul. 

La CES ricorda che i criteri di Copenaghen stabiliscono le condizioni per l'adesione all'Unione europea e parlano dell'esistenza di istituzioni stabili che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze. La Turchia è stata invitata in alcune relazioni sui progressi compiuti a "garantire l'uguaglianza di genere, evitare di utilizzare criteri vaghi come la "moralità generale", astenersi dal considerare le donne principalmente come membri della famiglia o della comunità e consolidare i diritti umani delle donne, inclusi i loro diritti sessuali e diritti riproduttivi, come diritti individuali ".

La CES ritiene inoltre che faccia parte del più ampio attacco a tutti i diritti umani e democratici in Turchia e condanna completamente la repressione e la violenza quotidiana usate contro sindacalisti, minoranze etniche, attivisti LGBT, giornalisti e chiunque osi parlare.

La CES vuole esprimere la sua solidarietà alle donne sindacaliste turche e assicurare loro che lotta al loro fianco.

lunedì 22 marzo 2021

Lettera della Lobby Europea delle Donne all'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell'Ue ed al Ministro degli Esteri portoghese

 

La Lobby Europea delle Donne ha inviato una lettera all'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell'UE, Josp Barrell ed al Ministro degli Esteri del Portogallo, paese che detiene la presidenza europea, esprimendo grande preoccupazione per l'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e chiedendo che vengano assunte le misure adeguate la Turchia retroceda da tale decisione .

 Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne ha condiviso la lettera con il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio



                                                      

                                                                                                            European Women’s Lobby 

                                                                                                                    Brussels, Belgium

                                                                                                                           22 March 2021


Subject: The EWL condemns the President’s Executive order of Turkey to withdraw from the Istanbul Convention

Your Excellency High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Josep Borrell, 

Your Excellency Portuguese Foreign Minister



The EWL would like to express its grave concerns and condemnation of the Presidential Executive order issued by President Erdogan on March 20 2021, announcing his intention to withdraw Turkey from the Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women and domestic violence, the Istanbul Convention. This shocking decision comes 10 years after Turkey, then also led by Prime Minister Erdogan’s government, was the first country to sign onto the Convention, as a message to the world of its political commitment and ambition to eliminating male violence against women and girls.

The Istanbul Convention is the most comprehensive legislative instrument to date, which provides measures to address all forms of violence against women and girls.

This decision which represents a clear regression on the rights of all women and girls cannot be tolerated, and is in direct contravention with EU fundamental values as per Article 2 TEU, Article 8 TFEU (‘gender mainstreaming’ clause) and in EU Charter for Fundamental Rights under Article 23This decision is a manifestation of the growing political backlash against women’s rights in Europe, in which our members of the EWL Coordination for Turkey, have been fighting against at the forefront alongside the women’s movement in Turkey and across Europe, within an increasingly shrinking space for civil society.

In light of this, the EWL recognises that this decision to withdraw has yet to come into effect, and that Turkey still has the opportunity to reverse this decision and step up to actively ensure the protection of all women and girls from all forms of violence as per its current legal obligations to the Istanbul Convention.

Your Excellencies, we call on you to urgently step up in this crisis and demand that the government of Turkey reverse its decision to withdraw from the Istanbul Convention. We urge you to call upon Turkey, to fulfill its current legal obligations to the Istanbul Convention and fully implement the provisions of the Convention without any reservations, in solidarity of upholding EU fundamental rights.

We also welcome the opportunity to meet with you urgently to ensure significant steps are taken to not only prevent this backlash, but to ensure the continued advancement of the rights of all women and girls, which have faced devastating impacts from COVID-19.

As with its approach to the COVID-19 pandemic, Europe now has the opportunity to stand together in solidarity and take concerted action to protect EU fundamental values, including equality between women and men.

Yours sincerely,

Gwendoline Lefebvre
President, European Women’s Lobby

Ana Sofia Fernandes
Vice-Presi
dent, European Women’s Lobby
President of Plataforma Portuguesa para os Direitos das Mulheres (PPDM) - Portuguese Platform for Women’s Rights

Aslihan Tekin
EWL Board Member, EWL Coordination for Turkey - Avrupa Kadin Lobisi Turkiye Koordinasyonu (AKL-TK)

In copy:
President of the European Commission, Ursula von der Leyen Vice-
President of the European Commission, Věra JourováCommissioner for Equality, Helena Dalli
President of the European Parliament, David Sassoli

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domenica 21 marzo 2021

Risposta della Coalizione delle Donne Turche in risposta alla decisione della Turchia di uscire dalla Convenzione di Istanbul

 




THE STATE DOES NOT RECOGNIZE WOMEN’S RIGHT TO LIFE WITHOUT VIOLENCE!

 

There is no single day that women are not murdered; no single day that we are not subjected to violence! While we have been expecting the state to take steps for preventing these murders and violence and punishing the murderers the decision to withdraw from İstanbul Convention, published in the Official Gazette in midnight on March 19, 2021 torments our lives. By its decision to withdraw from the İstanbul Convention Turkey’s state government announces that it is giving up to protect women from all forms of violence. It is clear that this decision will further encourage the murderers of women, harassers, rapers.  

For the first time in Turkey’s history the state withdraws its signature from a human rights convention. What is more frustrating is that the state authorities had announced that  convention is the one that “they were proud of hosting the signature ceremony and being its first signatory”. This decision of withdrawal violates both the Constitution and the international law of human rights. The decision is a violation of the preliminary principles of the Constitution, its irrevocable provisions and the regulations regarding basic rights and liberties. According to Article 14 of the Constitution practices against human rights is the clear abuse of state authority.

Regardless of your interruption to our legal guarantees, we will continue to struggle for our lives and for a world free of violence. We will not give up our basic, unviolable, inalienable, and indispensable rights and liberties.

A world free of violence is possible! We reject withdrawing from the İstanbul Convention! 

İstanbul Convention Upholds Life, We Will Uphold İstanbul Convention! 

 

venerdì 19 marzo 2021

L'Impegno per la Parità dell'Uzbekistan

 

L’impegno per la parità dell’Uzbekistan.



Il mese di marzo, come di tradizione,  vede  in tutto il mondo un susseguirsi di avvenimenti dedicati alla donna : dalle celebrazioni della Giornata Mondiale della Donna ,l’8 marzo, all’inizio, il 15 marzo, della 65° Riunione della Commissione sulla condizione delle donne (Commission on the Status of Women, CSW) del Consiglio economico e sociale dell’ONU 

Tema prioritario delle discussioni e raccomandazioni per il 2021 è  la «Piena ed effettiva partecipazione delle donne al processo decisionale nella sfera pubblica, l’eliminazione della violenza, il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’ empowerment di tutte le donne e le ragazze».

Proprio perchè coinvolta in queste questioni da molto tempo, voglio portare all’attenzione di chi legge, i passi da gigante compiuti dall’Uzbekistan in questi ultimi 3 anni proprio in merito alle tematiche nell’agenda di questa 65° sessione della CSW

La Presidenza Mirziyoyev e la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini in Uzbekistan

L’elezione del Presidente Mirziyoyev nel dicembre 2016 ha generato una rapida svolta nei settori più incisivi della vita politica, economica e sociale del Paese. In questo processo non potevano mancare le cosiddette “politiche per le donne”, quest’ultime considerate come importanti attrici dello sviluppo economico imprenditoriale, della modernizzazione  e della  accresciuta coesione sociale che il Presidente ha inteso dare con il suo Programma e la conseguente Strategia di Azione 2017-2021.

Il principio dell’uguaglianza tra donne e uomini è contenuto nell’ art.46 della Costituzione Uzbeka del 1992, varata all’alba della Proclamazione della Repubblica Indipendente . L’ Uzbekistan ha sottoscritto sia la Convenzione per la Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne (CEDAW)  che la Piattaforma di Azione di Pechino oltre ad altri strumenti internazionali in materia di lavoro e di protezione dei diritti umani . La stessa Presidente del Commissione Nazionale per i Diritti delle Donne era di fatto anche la Vice Presidente del Governo, un terzo dei seggi delle due Camere è riservato alla presenza femminile ed il Paese si  è avviato alla trasformazione economica post sovietica ed ad  un miglioramento dell’uguaglianza tra donne e uomini con varie misure di promozione e sostegno dell’imprenditoria familiare e di protezione della maternità anche in ambito lavorativo e con l’intervento di varie organizzazioni della società civile locale

 

Immediatamente dopo il suo avvento, il Presidente Mirziyoyev ha dato avvio ad un nuovo e veloce corso di modernizzazione allo sviluppo del Paese, ponendo, tra l’altro, le le politiche femminili al centro della sua azione attraverso e soprattutto l’adozione di importanti provvedimenti legislativi,

come la Legge sulle Garanzie in materia di Parità di diritti ed opportunità tra donne e uomini (2019)e la Legge in materia di Protezione delle Donne contro molestie ed abusi (2019).

 

E’ importante sottolineare come entrambi le misure legislative introducano il principio della valutazione dell’impatto di genere in  tutti gli ambiti relativi al lavoro, all’istruzione pubblica ed ai rapporti familiari nonché  l ‘obbligo da parte degli enti statali e gli organi pubblici di effettuare la valutazione giuridica dell’impatto di genere di tutti gli atti normativi e dei disegni di legge al fine di prevenire, identificare ed evitare discriminazioni dirette ed indirette nei riguardi delle donne la Legge in materia di Protezione delle Donne contro molestie ed abusi si adegua alle più moderne leggi occidentali in materia di violenza contro le donne introducendo istituti come il gratuito patrocinio in caso di abusi, l’ordine di protezione , la cooperazione rafforzata tra organi di giustizia, polizia ed organizzazioni non governative, l’istituzione di una linea telefonica e case alloggio dedicate oltre a mettere l’accento su politiche di prevenzione delle varie forme di molestia e violenza.

Un ulteriore importante atto legislativo è la Risoluzione del Presidente della Repubblica del marzo 2019 “Sulle misure per salvaguardare ulteriormente i diritti del lavoro delle donne e sostenere le loro attività imprenditoriali” con lo scopo di rafforzare i  diritti in materia di lavoro, di promuovere il loro reinserimento,  attraverso percorsi di formazione,  nel mercato del lavoro, a seguito del congedo di maternità e di sostenere eventuali iniziative imprenditoriali Utile ed interessante è l’istituzione di “Centri per le Donne impresarie”  in tutte le Regioni, con il compito di seguire, supportare le imprenditrici nei loro percorsi.

La suddetta Risoluzione istituisce, inoltre, la Commissione per l’Uguaglianza di Genere con il compito di implementare le politiche del Governo in materia di parità di genere, migliorare le condizioni sociali delle donne, risolvere le questioni relative alle discriminazioni di genere da parte di enti statali, recepire nella legislazione uzbeka le principali norme internazionali in materia di lotta alle discriminazioni contro le donne

I risultati di questa accelerazione delle politiche di promozione della donna si sono evidenziati subito con la nomina di 6 donne a governatrici e della prima donna ambasciatrice presso lo Stato di Israele

 

Poteri decisionali e democrazia paritaria

La stessa accelerazione che si è vista nell’ultimo quadriennio nell’ambito dei poteri amministrativi locali si è esplicitata anche nei poteri decisionali a livello di rappresentanza delle Camere, portando l’Uzbekistan dal 129esimo posto nel 2014 al 46esimo posto nel 2020 della classifica dell’ONU sulla presenza femminile nelle Assemblee parlamentari, con una presenza femminile del 32% nella Camera dei Deputati e del 30% nel Senato, che vede una donna per Presidente, Tanzila Narbaeva,  vera ispiratrice di questo nuovo corso in favore della parità di genere per le sue precedenti funzioni e cariche istituzionali ricoperte come: la Vice Presidenza del Governo, la Presidenza della Commissione Nazionale delle Donne e la Presidenza della Federazione Nazionale Sindacale durante l’esercizio delle quali si è adoperata con grande impegno per migliorare la condizione femminile in tutti i suoi aspetti.  L’arrivo di una donna in una delle più importanti cariche della Repubblica ha dato immediatamente luogo all’istituzione presso il Senato della Commissione per le Questioni Femminili e l’Uguaglianza di Genere la cui Presidente è stata nominata recentemente alla carica di Garante dei Diritti Umani del Parlamento della Repubblica.

Grande attenzione viene posta anche alla partecipazione di donne e ragazze alla vita politica del paese con l’introduzione di “quote rosa” per una rappresentanza paritaria nei vertici dei partiti politici e la presenza di sezioni femminili all’interno  degli stessi per la promozione di progetti rivolti alla imprenditoria femminile, alle donne in agricoltura ed altri aspetti di carattere  sociale.

Le riforme concrete del Presidente Mirziyoyev,  per migliorare la condizione femminile assieme alla grande esperienza della Presidente del Senato, Tanzila Narbaeva,  e la presenza di tante donne nelle istituzioni pubbliche e nelle imprese hanno senz’altro portato ad un rapido cambiamento della percezione che le  donne stesse godono nella società uzbeka ed alla conoscenza del loro grande contributo allo sviluppo della economia del Paese, rendendo l’Uzbekistan una buona prassi non solo per i Paesi dell’Asia Centrale, ma anche per quei Paesi del globo in cui lo status della donna stenta ad affermarsi.

 

Maria Ludovica Bottarelli

Presidente del Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne


lunedì 8 marzo 2021

Comunicato della Lobby Europea delle Donne in occasione dell'8 marzo 2021

 Potrebbe essere un cartone raffigurante una o più persone, persone in piedi e il seguente testo "#International WomensDay 2021 EUROPEAN WOMEN'S LOBBY EUROPEEN DES FEMMES"

Donne e  ragazze non devono pagare il prezzo del COVID-19 e delle sue conseguenze


"La piena ed effettiva partecipazione delle donne alla vita pubblica e politica, al processo decisionale, alla leadership, ed inoltre, nella progettazione e nell'attuazione della risposta dell'UE a questa crisi, diventa fondamentale per l' eliminazione della violenza maschile contro  donne e  ragazze e quale garanzia che tutte le esperienze vissute e le loro sfide specifiche siano prese in considerazione", ha sottolineato Gwendoline Lefebvre, Presidente della Lobby Europea delle donne.


Nella Giornata Internazionale della Donna 2021, la Lobby Europea delle Donne (EWL), la più grande piattaforma ombrello composta dalla società civile femminile in Europa e che rappresenta oltre 2000 organizzazioni, lancia l'allarme sullo impatto sproporzionato  che la pandemia da COVID-19 ha esercitato sulla vita delle donne. Il 30% di aumento dei casi di violenza contro  donne e ragazze  in alcuni paesi, la povertà e le minacce all'indipendenza economica, hanno dimostrato, l'anno scorso,  come i progressi duramente conquistati nell'ambito dei diritti delle donne possano essere facilmente cancellati. Dobbiamo costruire un percorso futuro di uscita dalla pandemia che veda i leaders  raddoppiare i loro sforzi per raggiungere la parità tra donne e uomini in tutta l'UE ed all'esterno. 


Il 2020 ha registrato alcuni punti di svolta storici: la Commissione Europea - guidata da una donna per la prima volta nella sua storia - ha varato la Strategia per la Parità di Genere al fine di indirizzare  l'azione dell'UE verso l'uguaglianza tra donne e uomini. Il bilancio dell' UE 2021-2027 ha visto un aumento dei fondi per i programmi in favore di donne e  ragazze ed ha integrato il gender mainstreaming come priorità generale. In parallelo, è stato celebrato in tutto il mondo il 25° anniversario dell'adozione della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino da parte dell'ONU, il primo  documento internazionale che traccia una strategia ambiziosa per i diritti di tutte le donne e le ragazze.


Eppure, mentre la pandemia prosegue ancora nel 2021, le organizzazioni di donne, che continuano a lavorare nonostante le enormi limitazioni di risorse, riferiscono sulla situazione disastrosa causata da movimenti politici attivi sul campo contro i diritti di donne e ragazze. Queste ultime  che  già si trovano in situazioni di  particolare vulnerabilità a causa  della nostra società,  incorrono nel rischio di essere messe ancora più in disparte e di subire gravi danni.


A tale riguardo , l'EWL saluta con favore la recente proposta di direttiva, da parte della Commissione Europea, sulla trasparenza salariale come un importante primo passo per colmare il divario salariale di genere e verso la garanzia di una partecipazione paritaria delle donne nel mercato del lavoro.


"E' giunto il momento che l'UE e i suoi Stati membri agiscano con fermezza e adottino misure legislative che garantiscano la pari rappresentanza delle donne in tutti gli spazi decisionali, anche in quelli economici. Tutti gli attori dell'UE devono sostenere un'equa rappresentanza di donne e uomini in tutte le istituzioni dell'UE, anche attraverso la Conferenza sul futuro dell'Europa", ha affermato Joanna Maycock, segretaria generale dell'EWL.


È inoltre urgente che l'UE e i suoi Stati membri intensifichino e intraprendano azioni concertate per affrontare la violenza contro donne e  ragazze. L'EWL chiede all'Unione Europea di adottare urgentemente una direttiva per porre fine a tutte le forme di violenza contro  donne e  ragazze, sia online che offline oltre a comprendere la messa al bando  dello sfruttamento sessuale, per garantire che le donne possano godere dello stesso livello di protezione, ovunque vivano nell'Unione.