mercoledì 26 dicembre 2018

Donne tra Favole e Realtà, Matera 29 dicembre 2018


L'AIDE, assieme al Comune di Matera, all'Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Matera ed a diverse organizzazioni femminili organizzano un evento di riflessione sul tema del femminicidio dedicato, in particolare modo alle vittime lucane. Ci sembra opportuno sottolineare che la data prescelta, il 29 Dicembre, alla vigilia della proclamazione di Matera, quale "Capitale della Cultura Europea" sta ad indicare la volontà di cambiare una cultura ancora profondamente radicata nel nostro Paese, che colpisce soprattutto le donne. Ci auguriamo che l'iniziativa  delle Donne di Matera venga presa come esempio da imitare e che le prossime Capitali della Cultura Europee, dedichino uno spazio al tema del Femminicidio e della Violenza contro le Donne



sabato 22 dicembre 2018

Dare to Dream! Story telling del progetto.


Venerdì 21 dicembre 2018, dalle ore 10.00 alle 12.30In via Sibilla Aleramo, 15/19 – 00137 Roma

Lef-Italia ha invitato tutti coloro che erano interessati ad uno story telling del progetto.





L'idea è nata dopo che un gruppo di ragazze rom hanno chiesto di saperne di più rispetto all'Erasmus+ Dare to Dream, progetto che si sta per concludere. Le ragazze parlando con le coetanee hanno appreso dell'esistenza di un corso basato sull'idea di conoscere e capire come approcciarsi al mondo del lavoro, avendo la consapevolezza del percorso, delle tappe, da affrontare per trovare la professione adatta, che potesse portare ad un empowerment e ad una maggiore autonomia di se stessa.
Le ragazze, durante la mattinata, hanno dato vita, insieme ai partecipanti, ad un evento nel quale la discussione è stata la parte fondamentale dell'incontro. Le domande sono state molte tutte incentrate sul corso e sulle esperienze offerto da questo. Abbiamo cercato di raccontare il percorso fatto dalle giovani partecipanti e le soddisfazioni, insieme alle difficoltà, che abbiamo vissuto. Infine ci siamo soffermate sui traguardi raggiunti.

Come gruppo di trainer abbiamo inoltre chiesto alle giovani di compilare un questionario del quale presto daremo un resoconto.

L'evento si è concluso con un momento di confronto e conoscenza ulteriore durante il quale le giovani ragazze si sono confrontate con il resto dei partecipanti tra i quali erano presenti associazioni, insegnanti, imprese.

mercoledì 12 dicembre 2018


VIOLENZA VIRTUALE

A seguito di uno studio pubblicato dal European Istitute for Gender Equality, abbiamo voluto parlavi di questo tema, molto sottovalutato in Italia, e che purtroppo alcuni avvenimenti di cronaca negli ultimi anni, hanno fatto emergere come il fenomeno sia molto diffuso.
Gli studi disponibili suggeriscono che le donne sono colpite da alcune forme di violenza virtuale in misura sproporzionata rispetto agli uomini. In un’indagine europea le donne erano notevolmente più suscettibili rispetto agli uomini di essere vittime di molestie sessuali online e di comportamenti persecutori perpetrati attraverso mezzi informatici (cyberstalking), e le ripercussioni di queste forme di violenza erano più traumatiche per le vittime.
I risultati di questi studi sono sostenuti da ulteriori ricerche che evidenziano i limiti di un approccio alla violenza virtuale che non integra la dimensione del genere; le prove attuali suggeriscono che le  forme di violenza e i relativi danni sono vissuti in modo diverso dalle donne e dagli uomini. Inoltre, gli esperti hanno messo in guardia contro la concettualizzazione della violenza virtuale contro le donne come fenomeno completamente separato dalla violenza «del mondo reale», poiché in realtà rappresenta più propriamente un continuum rispetto alla violenza offline.
Esistono diverse forme di violenza virtuale contro le donne e le ragazze, fra cui cyberstalking, pornografia non consensuale (o «pornografia della vendetta»), offese e molestie basate sul genere, stigmatizzazione a sfondo sessuale, pornografia indesiderata, estorsione sessuale, minacce di morte, ricerca e pubblicazione online di informazioni personali e private (doxing), e traffico di esseri umani perpetrato per via elettronica.
Il cyberstalking è stalking attuato mediante messaggi di posta elettronica, sms (o messaggi online) o Internet. Lo stalking comporta episodi ripetuti che individualmente possono essere atti innocui o meno, ma combinati minano il senso di sicurezza della vittima e provocano angoscia, paura o allarme.
La pornografia non consensuale nota anche con il termine di sfruttamento online o «pornografia della vendetta», comporta la distribuzione online di fotografie o di video di sesso senza il consenso della persona ripresa. L’esecutore è spesso un ex partner che ottiene le immagini o i video nel corso di una precedente relazione, e mira a infamare e umiliare pubblicamente la vittima come rappresaglia per la fine della relazione. Tuttavia, gli esecutori non sono necessariamente partner o ex partner e il motivo non è sempre la vendetta. Le immagini possono essere ottenute anche attaccando il computer, i profili dei social media o il telefono della vittima, e possono mirare a infliggere un danno reale nella vita «del mondo reale» dei destinatari. 
Un’ulteriore tendenza correlata, con conseguenze ugualmente devastanti sulle vittime, è la trasmissione dal vivo di atti di aggressione sessuale e stupro attraverso i social media.
Purtroppo pochi sono gli stati membri che considera la violenza virtuale contro le donne un reato, e questo ci permette dic comprendere quanta strada ancora l'Unione Europea deve fare per porre un obbligo agli Stati membri affinché combattano tutte le forme di violenza contro le donne. 

#StopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

martedì 11 dicembre 2018


VIOLENZA LEGATA ALLE TRADIZIONI

Molte delle violenze sulle donne vengo compiute in nome della tradizione. Pensiamo alle mutilazioni genitali, ai matrimoni forzati, all'abbandono delle scuole, all'uccisione per disonore.
In Europa, 500,000 donne e ragazze convivono con le mutilazioni genitali femminili (FGM) e altre 180,000 sono a rischio di essere sottoposte alle mutilazioni genitali femminili ogni anno.
51 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono attualmente sposate nel mondo.  
Leggendo questi dati possiamo pensare che sono delle violenze lontane da noi, contro le quali noi italiani non abbiamo nulla da fare perché non appartengono alle nostre tradizioni. Proprio a causa di questa "lontananza" questo fenomeno viene poco considerato nelle politiche e nelle azioni del governo o degli enti competenti. Ma nella realtà in Italia vivono molti stranieri che portano con se le loro tradizioni e inoltre molti italiani, figli magari di migranti, hanno ereditato queste tradizioni dalla loro famiglia. In Italia la mutilazione genitale femminile è vietata, ma non vi sono dei controlli adeguati. Infatti alcuni la continuano a praticare sopratutto andando all'estero, ma anche illegalmente in Italia. Anche per quanto riguarda i matrimoni forzati pochi sono gli interventi atti a porre fine a questo fenomeno.
Se davvero si vuole porre fine alla violenza sulle donne intesa come violenza di genere si deve combatterla in ogni suo fronte, non solo nelle manifestazioni più gravi o più frequenti, ma anche in quelle che possono sembrare irrilevanti o rare o lontane dal nostro modo di pensare, come nel caso delle mutilazioni genitali o i matrimoni forzati.

#16Days
#INeedTheIstanbulConvention



Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

lunedì 10 dicembre 2018


LA CONVENZIONE DI ISTANBUL

Il Coordinamento Italiano della Lobby Europeo delle Donne ritiene che uno degli strumenti per mettere fine alla violenza contro le donne sia la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, comunemente nota come Convenzione di Istanbul,  E' una convenzione del Consiglio d'Europa approvata nell'aprile del 2011 e aperta alla firma l'11 maggio del 2011 ad Istanbul. E' uno strumento importante in quanto costituisce il primo trattato giuridicamente vincolante per coloro che lo ratificano. Ecco perché la European Woman Lobby, insieme alle varie associazioni nazionali si batte molto per la ratifica negli stati europei. La Convenzione sancisce che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. E' il primo trattato internazionale che contiene la definizione di genere inteso come "ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini". Inoltre riconosce la "violenza contro le donne basata sul genere" come qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato. I reati previsti dalla Convenzione sono: la violenza psicologica (articolo 33); gli atti persecutori - stalking (art.34); la violenza fisica (art.35), la violenza sessuale, compreso lo stupro (Art.36); il matrimonio forzato (art. 37); le mutilazioni genitali femminili (Art.38), l'aborto forzato e la sterilizzazione forzata (Art.39); le molestie sessuali (articolo 40). E' uno strumento di fondamentale importanza per obbligare gli stati ad intervenire sulla violenza contro le donne, soprattutto a dare un riconoscimento maggiore nei vari codici e nelle politiche degli stati.

#16Days
#StopVAW


Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

mercoledì 5 dicembre 2018


LA TRATTA 

In questi giorni il Coordinamento è stato invitato a Bruxelles a prendere parte alla Joint Session of the Meeting of the EU Network of National Rapporteurs and Equivalent Mechanism and the EU Civil Society Platform against Trafficking in Human Beings. La tratta è uno dei crimini internazionali, insieme al traffico delle armi e della droga, più redditizi. Analizzando questo fenomeno vediamo che la tratta ha come obiettivo la vendita di esseri umani per lo sfruttamento nel mercato del sesso, del lavoro, degli organi. La tratta è uno dei crimini che più svilisce l'essere umano, che viene considerato uno schiavo, una merce. Esaminando i dati il 77% delle vittime sono adulti e il 23% bambini; di questi il 68% sono donne e bambine. Le donne sono l’85% delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e sono sfruttate nella prostituzione. Ci sono circa 140,000 vittime della tratta del sesso in Europa e circa un terzo arrivano dai Balcani. Uno studio Europeo, in cui sono state intervistate donne vittime di tratta, ha rivelato che quasi tutte le donne (95%) riferiscono violenza fisica o sessuale durante la tratta, con i tre-quarti delle intervistate che hanno subito ferite fisiche, e il 90% riporta di essere stata aggredita sessualmente. Uno studio Europeo del 2014 sulla domanda di servizi sessuali dalle donne e ragazze trafficate, rivela che la principale motivazione che porta all'acquisto di sesso è “l’avere il controllo”.  L’80% delle donne Nigeriane che sono arrivate in Italia in barca nella prima metà del 2016 sono state vittime di tratta a scopo di prostituzione. Questi dati mostrano come la tratta abbia una forte connotazione di genere. Questo non vuol dire che le vittime siano solo donne, ma che la maggioranza di esse sia di sesso femminile. Purtroppo i vari provvedimenti per porre fine a questo crimine non tengono adeguatamente in considerazione questo aspetto. Vi è una differenza anche tra chi viene venduto per lo sfruttamento lavorativo e chi invece nella prostituzione, le esigenze delle vittime sono diverse, le possibilità di uscita sono diverse. Molto ancora a livello Europeo bisogna fare per porre rimedio a questo crimine che negli ultimi anni va incrementando sempre di più, con sempre più vittime. 



#16DaysOfActivism
#StopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

martedì 4 dicembre 2018


LA PROSTITUZIONE E' UNA VIOLENZA DI GENERE?

La prostituzione è uno di quei temi che da sempre crea molti dibattiti all'interno del mondo femminista. Vi è chi propende per la liberalizzazione della prostituzione e chi invece per la penalizzazione. I sostenitori della liberalizzazione ritengono che questa sia l'espediente migliore per questo fenomeno in quanto la prostituzione esiste da sempre e sempre esisterà, quindi la soluzione più efficacie sarebbe quella di legalizzarla con la finalità di proteggere la prostituta; infatti legalizzandola diventerebbe a tutti gli effetti un lavoro e quindi avrebbe le adeguate tutele, sopratutto per chi decide di intraprendere questo mestiere. 
C'è invece chi sostiene che legalizzarla non sia la soluzione. Alcuni di questi sostenitori probabilmente lo dicono per una questione di morale, spesso cattolica,  ma non è il nostro caso. Il motivo secondo cui, per noi, la prostituzione non andrebbe legalizzata è che si legalizzerebbe una forma di sfruttamento femminile. Femminile e non maschile perché la percentuale di coloro che vengono sfruttate nella prostituzione è maggiormente di sesso femminile, mentre gli uomini sono in numero minore. Sfruttamento perché si utilizza lo stato di necessità e la povertà delle donne per incrementare un giro di affari che nella maggior parte dei casi va a beneficio maschile. 
Un modello che il Coordinamento supporta, in accordo con il Parlamento Europeo, è il modello svedese. In Svezia dal 1999 la legge vieta l'acquisto di sesso. E' questo l'aspetto innovativo, perché ad essere penalizzato non è chi vende, cioè la prostituta, ma chi acquista, quindi il cliente. I dati di questo provvedimenti dimostrano che questo è stato un deterrente ed ha portato ad una diminuzione della prostituzione.  Questo sistema è importante perché appoggia l'idea che alla base della prostituzione c'è lo sfruttamento di un bisogno economico. Inoltre è anche uno sfruttamento di genere, non perché noi femministe vediamo il patriarcato ovunque, ma perché i numeri lo dimostrano. Inoltre diversi studi europei documentano come la scelta di diventare prostituta sia legata al bisogno economico, infatti 9 donne su 10 coinvolte nella prostituzione vorrebbero uscire dal sistema, ma non si sentono in grado di farlo. Tra il 60 e il 95% delle donne nella prostituzione hanno subito stupro o violenza fisica. Il 68% delle persone coinvolte nella prostituzione rientrano nei parametri della Sindrome da Stress Post-Traumatico, nello stesso range dei veterani di guerra e delle vittime di tortura. 

#16DaysofActivism
#SayNoStopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

lunedì 3 dicembre 2018


FEMMINICIDIO

Spesso la parola femminicidio non viene compresa, viene considerata superflua, inutile dato che esiste la parola omicidio. Eppure negli ultimi anni si è sentita la necessità di dare un nome a questo fenomeno. Il femminicidio non è un semplice omicidio, ma in questo caso la vittima è una donna e viene uccisa in quanto donna. Viene uccisa perché non rispetta quei canoni che la società si aspetta da lei, perché non rispetta i dettami che il patriarcato le impone. In Italia nel 2018 si sono già verificati 106 casi di femminicidio, in crescita rispetto all'anno precedente. Molte di queste donne già in precedenza sono state vittime di violenza da parte dell'assassino. Il femminicidio è un fenomeno particolare e per porvi rimedio bisogna lavorare su diversi fronti. Sicuramente il sistema giudiziario deve tenere maggiormente presente questo fenomeno e iniziare a comprendere i segnali d'allarme. Il problema del femminicidio è che il responsabile è una persona cara alla vittima e la denuncia non è mai una scelta semplice. Spesso, purtroppo, le vittime che decidono di denunciare non ricevono adeguata protezione e quindi preferiscono non farlo, nella speranza di riuscire a gestire la situazione da sole. Inoltre anche il pregiudizio della società, che giudica facilmente queste situazioni, spesso non credendo alla vittima, contribuisce a tenere sommersa questa realtà. Anche la magistratura dovrebbe creare un aggravante nel caso un cui l'omicidio fosse un femminicidio. Ovviamente aspetto fondamentale di tutto è anche l'educazione e la comprensione delle conseguenze del patriarcato. Si perché il femminicidio altro non è che il risultato della resistenza del patriarcato. Analizzando i motivi che hanno portato alla morte di queste donne troviamo che alla base c'è un rifiuto da parte dell'uomo della volontà di distacco della donna. Molte sono donne che volevano lasciare o separarsi dal partner, ma quest'ultimo non lo accettava. Questo aspetto è di fondamentale importanza per un'analisi attenta delle conseguenze del patriarcato. Viene considerato "normale", quasi giusto, il fatto che un uomo considera una donna una sua proprietà, come se ne fosse il padrone e lui potesse decidere tutto su quella persona, cosa deve fare, con chi può trascorrere il suo tempo. E' questo uno degli aspetti che ci fa capire perché il femminicidio non è un omicidio. Qui
la vittima viene uccisa perché donna, perché ancora considerata un oggetto in mano all'uomo. Proprio su questo aspetto bisogna lavorare! Bisogna educare a considerarci tutti alla pari, che nessuno ci appartiene ma che tutti abbiamo il diritto di decidere su noi stessi, a prescindere dal genere.
A livello Europeo sicuramente un'azione che dovrebbe essere attuata è la ratifica della Convenzione di Istambul che contiene strumenti adeguati per porre fine alle violenze che le donne e le ragazze sono costrette a subire

#16DaysOfActivism
#EndVAW
#INeedTheIstanbulConvention

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento