Ogni anno a marzo l'ONU si riunisce per discutere sullo
stato di avanzamento dei diritti umani delle donne. Il tema della prossima
sessione della Commissione sullo status delle donne (CSW61) sarà l'empowerment
economico delle donne in un mondo del lavoro che cambia. La European Women's Lobby, in una
dichiarazione congiunta, enfatizza la necessità che gli Stati Membri assicurino
diritti e condizioni di lavoro dignitose per le lavoratrici di tutto il mondo,
e chiede che gli Stati Membri ratifichino ed implementino la Convenzione ILO
sui lavoratori domestici.
Dichiarazione congiunta per la 61° Sessione della Commissione
sullo status delle donne (CSW61):
Il 16 giugno 2011 le organizzazioni sindacali si riunirono
per adottare la Convenzione n.189 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro
(ILO) sui lavoratori domestici. Dal momento che compongono l'80% della
categoria, le lavoratrici domestiche sono più esposte a violenza ed abusi
rispetto ai colleghi uomini. In vista
della prossima assemblea della Commissione sullo status delle donne (CSW61),
dedicata all'empowerment economico delle donne nel mondo del lavoro in
cambiamento, chiediamo agli Stati Membri di affrontare la situazione delle
donne migranti e lavoratrici domestiche e adottare misure volte a garantirne diritti
e condizioni di lavoro dignitose.
Nel 2010 l'ILO ha stimato che solo il 10% dei lavoratori
domestici è tutelato dalla legislazione sul lavoro al pari delle altre
categorie lavorative. Dati più recenti mostrano che i lavoratori domestici
guadagnano meno della metà dello stipendio medio e a volte non più del 20%. Il
90% non ha accesso ad alcuna forma di protezione sociale, come pensioni e
sussidi di disoccupazione. Secondo uno studio dell'ILO, il 17% dei lavoratori
domestici sono migranti. Dal momento che la grande maggioranza dei lavoratori
domestici sono donne, è fondamentale che tutte le politiche pubbliche sul tema
adottino una prospettiva di genere, prendendo in considerazione i bisogni
specifici delle lavoratrici domestiche migranti, per assicurarne il godimento
dei diritti umani. Deve essere riconosciuto e considerato anche che le lavoratrici
domestiche migranti sono più esposte al rischio di abusi e sfruttamento,
particolarmente di tipo sessuale, rispetto agli uomini.
Oggi, milioni di persone lavorano nel settore domestico e le
stime ONU sull'invecchiamento della popolazione confermano che la domanda
continuerà a crescere. L'invecchiamento
della popolazione, insieme ai tagli all'assistenza pubblica e all'aumento del
numero di donne che entrano nel mercato del lavoro, fanno
sì che le famiglie si rivolgano a collaboratori domestici esterni per la cura
della casa e dei suoi membri. E' quindi essenziale tutelare i diritti del
crescente numero di lavoratrici domestiche migranti.
Ci sono diverse circostanze che rendono la situazione delle lavoratrici
domestiche migranti particolarmente vulnerabile. Esposte alla segregazione di
genere nel mercato del lavoro, le donne migranti sono spesso assunte in
ambienti isolati o individualizzati, quindi senza visibilità. Spesso vengono attirate
con promesse salariali che non vengono poi mantenute. Sono facile obiettivo di abusi
sessuali e fisici, spesso vittime della tratta di esseri umani.
Più volte la Commissione Europea ha chiesto agli Stai Membri
di ratificare la Convenzione ILO nel contesto della Strategia UE per
l'eradicazione della tratta degli esseri umani. Anche il Comitato per
l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti della donna (CEDAW), nelle
sue Osservazioni ha sollecitato gli Stati membri a ratificare la Convenzione, in
linea con la Convenzione di Instanbul.
Elevare le condizioni delle lavoratrici domestiche
contribuirà anche al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile
(SDGs): povertà zero (Obiettivo 1), uguaglianza di genere (Obiettivo 2), lavoro
dignitoso (Obiettivo 8) e riduzione della disuguaglianza (Obiettivo 10). La Rete europea delle donne migranti sostiene che la
ratifica della Convenzione ILO sia una priorità per assicurare la sicurezza
sociale delle donne migranti, e sottolinea che la protezione non deve limitarsi
alle migranti documentate, ma a tutte senza eccezioni.
Urge contrastare i problemi della discriminazione e dello sfruttamento
delle lavoratrici domestiche. Gli Stati Membri dell'ONU devono adempiere alle
proprie responsabilità di protezione dei diritti umani attraverso leggi e politiche rivolte alle lavoratrici domestiche migranti,
nonché adottare misure per garantire il progresso economico delle donne, a
prescindere dalla loro professione, status civile, cittadinanza o età.
Ratificare la Convenzione ILO è essenziale per assicurare
l'indipendenza economica della donne in un mondo del lavoro in continuo cambiamento.
Pertanto chiediamo agli Stati Membri di ratificare ed implementare la Convenzione
ed assicurare che:
- Le lavoratrici domestiche ricevano un trattamento eguale a quello degli altri lavoratori per quanto concerne compensi e benefit, come in caso di maternità o di congedo parentale o per malattia;
- Le lavoratrici domestiche abbiamo termini e condizioni di impiego sicure e ne siano correttamente informate;
- Le lavoratrici domestiche siano protette contro ogni discriminazione e abbiamo accesso ai meccanismi di reclamo;
- Alle lavoratrici domestiche siano assicurate condizioni di vita sicure e dignitose;
- Le lavoratrici domestiche abbiano accesso pieno e di qualità al settore dell'assistenza all'infanzia e agli anziani;
- Siano presi provvedimenti per porre fine all'impunità in caso di violenza, abuso o sfruttamento delle lavoratrici domestiche;
- Le organizzazioni di donne siano coinvolte nel processo legislativo per sviluppare le politiche sul lavoro domestico.
Firmatari:
The Swedish
Women’s Lobby (Sveriges Kvinnolobby)
The
European Women’s Lobby (EWL)
The Swedish
Federation of Immigrant Women’s Associations (RIFFI)
The
European Network of Migrant Women (ENoMW)