9 NOVEMBRE 1989 – 25 MARZO 2017
NO ALL’EUROPA DEI MURI
COSTRUIAMO INSIEME LA DEMOCRAZIA EUROPEA
L’idea di superare la divisione dell’Europa in Stati sovrani è nata nel momento più drammatico del
sonno della ragione, quando quasi tutto il continente era occupato dalle armate naziste. Quest’idea è
sintetizzata nel “Manifesto di Ventotene” dove al pensiero dello stato federale si unisce l’azione per
democrazia europea, pace e lotta alle diseguaglianze.
Il processo di integrazione europea ha preso forma e sostanza il 25 marzo 1957 attraverso graduali
realizzazioni comuni che – pur attuando solo una parte dell’idea originaria di unità europea – si sono
estese a nuove politiche e nuovi paesi apparendo ai più come un moto irreversibile e sviluppando in un
numero crescente di cittadini la coscienza politica della dimensione europea come garanzia di pace,
diritti e progresso. Questa coscienza politica ci appartiene e ci identifichiamo pienamente nell’idea che il
progresso della società europea e il ruolo dell’Unione in un mondo globalizzato come strumento di
pace e cooperazione internazionale possano essere garantiti solo da una sovranità democraticamente
condivisa. All’idea originaria si richiamano i valori di dignità umana, libertà, uguaglianza, solidarietà e
giustizia riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali che vincola Unione e Stati membri.
Negli ultimi dieci anni la progressiva mancanza di soluzioni europee ai problemi dell’esclusione sociale,
della disoccupazione in particolare di giovani e donne, dell’impoverimento e della sicurezza dei cittadini
- insieme a politiche economiche che hanno violato i valori riconosciuti dalla Carta dei diritti – ha
creato un dissenso reale e diffuso, un sensibile divario generazionale e un senso di frustrazione verso lo
stesso progetto di Unione europea. La gestione della crisi finanziaria di cui i governi nazionali sono stati
i maggiori responsabili e le errate politiche economiche degli Stati membri hanno frenato gli
investimenti nell’economia reale necessari per garantire uno sviluppo sostenibile ed esasperato le
diseguaglianze fra i redditi. L’imposizione dell’austerità ha causato rischi e precarietà del modello sociale
europeo mentre non sono state attuate politiche di inclusione volte a realizzare una società plurale.
Le logiche nazionali hanno prevalso sulla ricerca di interessi comuni e il metodo di decisione
confederale – affidato ai soli governi e privo di sostanziale legittimità democratica – ha avuto effetti
paralizzanti, iniqui e non trasparenti. Sono stati costruiti muri con i mattoni degli egoismi nazionali,
sono cresciuti razzismo e movimenti reazionari mentre rischia di disintegrarsi il sogno di una casa
comune europea vicinissimo nella notte del 9 novembre 1989 con la caduta del Muro di Berlino.
Per invertire questa tendenza occorre puntare all’unità politica, impegnandosi in primo luogo a porre
fine all’austerità con il superamento del fiscal compact, con l’incremento sostanziale delle risorse
proprie e con la progressiva riduzione dei debiti.
Sono inoltre necessarie e urgenti azioni europee per l’occupazione, l’ambiente e beni comuni come leva
dello sviluppo, investimenti sociali di lunga durata in particolare per scuola, cultura, formazione e
ricerca, un programma Erasmus di mobilità degli studenti e dei ricercatori per tutti offrendo uguali
condizioni di formazione e sviluppo personale, un’economia “senza carbone” insieme a una lotta severa
ai cambiamenti climatici, l’introduzione di prestiti e mutui europei. E’ altresì necessario creare un
servizio civile europeo e un reddito minimo di cittadinanza, attuare gli articoli 196 (Protezione Civile) e
222 (Clausola di solidarietà) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea insieme alla creazione
di un Corpo Europeo di Protezione Civile, istituire un meccanismo europeo di assicurazione contro la
disoccupazione e di riduzione del divario generazionale.
E’ infine indispensabile sviluppare una politica comune di asilo e immigrazione con risorse sufficienti e
canali umanitari che consentano l’arrivo in sicurezza e l’integrazione di chi fugge da guerre, fame e
disastri ambientali, dare all’Unione un’unica voce in politica estera e strumenti comuni di lotta al
terrorismo e alla criminalità organizzata superando l’assetto intergovernativo, dotarsi di un vero piano
di cooperazione allo sviluppo e di una politica di vicinato per costruire una regione mediterranea di
pace, democrazia, convivenza e libera circolazione.
Noi siamo parimenti convinti che sia necessario e urgente operare affinché i cittadini europei possano
davvero beneficiare dei valori dell’interdipendenza e di una sovranità condivisa creando le condizioni
costituzionali di un loro ruolo attivo nei processi di decisione. Noi siamo convinti che occorra ripartire
dai diritti e che il primo di questi diritti sia quello di una democrazia europea dove la sovranità
appartiene ai cittadini per fondare una comunità capace di garantire loro beni comuni altrimenti
sottomessi al confronto fra contrapposti interessi nazionali.
Per queste ragioni, noi intendiamo agire affinché il 25 marzo 2017 si apra uno spazio pubblico sul
futuro dell’Unione, nel quadro di un processo costituente che superi il principio dell’unanimità e che
coinvolga comunità locali e regionali, attori sociali e organizzazioni della società civile insieme ai
rappresentanti dei cittadini a livello nazionale ed europeo. L’Europa democratica si salverà se i suoi
cittadini la faranno cambiare. Per queste ragioni, ci impegniamo a lavorare per coinvolgere cittadini,
territori e movimenti in una forte iniziativa popolare il 25 marzo 2017.