Con fatti,
storie e campagne
Pubblicazione
della Lobby Europea delle Donne
“Il meccanismo
della violenza è ciò che distrugge le
donne, controlla
le donne, sminuisce le donne e
chiude le donne
nella loro cosiddetta casa”
Eve Ensler,
fondatrice del V-Day
Nonostante il
progresso delle ultime decadi sull’eguaglianza tra donne e uomini, non esiste
un singolo paese al mondo in cui donne e ragazze siano libere dalla violenza
maschile, e non esiste una singola area nella vita di ogni donna in cui non sia
esposta a minacce o alla realtà di atti di violenza maschile. Una donna su tre
nell’Unione Europea, ovvero 62 milioni di donne, ha vissuto violenza fisica e/o
sessuale dall’età di 15 anni.
La violenza
maschile sulle donne non conosce confini geografici, limiti di età, classe,
razza o differenze culturali. Si manifesta
in forme diverse e implica un’ampia varietà di responsabili, dai partner e dai
membri delle famiglie, ai colleghi di lavoro e conoscenti, agli sconosciuti e
attori istituzionali, come la polizia, i professionisti della salute,
insegnanti e soldati. Tutte le forme della violenza maschile contro le donne
sono legate e modulate su un continuum di violenza, come concettualizzato dalla professoressa Liz Kelly nel
1988, che prende molteplici e differenti forme, dalle evidenti violazioni dei
diritti delle donne alle più sottili o distorte forme di controllo sulle vite,
i corpi e la sessualità delle donne.
La violenza maschile sulle donne è chiaramente legata ad una
cultura del sessismo nelle nostre società, associata ad indirette forme di
violenza, come la povertà femminile, la dipendenza economica delle donne, il
divario nelle retribuzioni e nelle pensioni, l’ineguale partecipazione delle
donne nella vita politica e la mancanza di una democrazia paritaria,
un’ineguale accesso delle donne ai servizi pubblici e ai beni comuni (compresa
salute, educazione, cultura, trasporti, alloggi, media, ecc.), stereotipi
sessisti nei media, ecc.
Tutte le forme di violenza sulle donne mirano a far tacere le
donne e a mantenerle in un ruolo subordinato.
Per questo porre fine alla
violenza maschile contro le donne e le ragazze è un prerequisito per
raggiungere una reale uguaglianza tra donne e uomini! E’ tempo di ascoltare le
voci delle vittime e delle sopravvissute e fermare la persistente impunità
portando tutti i colpevoli alla giustizia, in tutta l’Europa!
Mettere fine a tutte le forme di violenza contro le donne e le
ragazze è intrinsecamente legato all’impegno preso dall’Unione Europea (UE) e
da tutti i suoi Stati Membri per il raggiungimento della Gender Equality e
promuovere i diritti delle donne, un valore fondatore e fondamentale della UE,
come stabilito nell’articolo 2 del Trattato dell’Unione Europea e nella Carta
dei Diritti Fondamentali della UE.
Ogni azione per mettere fine alla
violenza maschile sulle donne, ad ogni livello, deve comprendere una struttura
politica completa, che si rivolga esplicitamente alla violenza maschile e
inserisca
il problema nelle discussioni
principali e il suo impatto in tutte le aree politiche.
Il contenuto di questa scheda informativa è basato sul contributo
di esperte dell’Osservatorio sulla Violenza contro le donne della Lobby Europea
delle Donne (EWL). E’ una struttura unica, fondata 20 anni fa per riunire 35
donne dalle NGOs impegnate in prima linea, accademie, organizzazioni femminili,
che lavorano a livello nazionale ed Europeo per porre fine alla violenza
maschile su donne e ragazze. L’Osservatorio sulla Violenza contro le Donne
della EWL supporta il lavoro di sostegno delle organizzazioni aderenti alla
Lobby Europea delle Donne in tutta Europa.
Troverai qui informazioni, campagne e storie che illustrano la
realtà della violenza contro le donne e le ragazze in Europa oggi. Ci sono così
tanti esempi ispiratori di azioni per porre fine alla violenza contro le donne
e le ragazze, che non è stato possibile includerli qui tutti. Per trovarne
altri entra in contatto e agisci con con
le organizzazioni membro della EWL!
La
violenza contro le donne e le ragazze è una questione Europea.
Richiede
una risposta politica Europea:
. La
ricognizione, da parte dell’UE e degli Stati Membri, di tutte le forme di
violenza maschile sulle donne come parte di un continuum della violenza sulle
donne perché sono donne;
. La
ratifica e l’implementazione della Convenzione di Istanbul* da parte dell’UE;
. La
ratifica e l’implementazione della Convenzione di Istanbul da parte degli Stati
Membri dell’UE;
. Una
strategia e una direttiva dell’UE che criminalizzi tutte le forme di violenza maschile
sulle donne e le ragazze e fornisca assistenza e supporto alle vittime;
. Un
responsabile dell’Unione Europea per porre fine alla violenza su donne e
ragazze, nell’ambito del lavoro della Commissione Europea sull’eguaglianza tra
donne e uomini;
. Una
consultazione sistematica e un adeguato finanziamento per le organizzazioni
femminili che forniscono supporto alle donne e alle ragazze vittime; sviluppare
campagne di sostegno e sensibilizzazione, a livello Europeo, Nazionale e
locale.
*Convenzione
del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle
donne e la violenza domestica
www.womenlobby.org
Facebook:
European
Women’s Lobby
Twitter:
@EuropeanWomen
Violenza maschile in famiglia e del partner
Fatti
·
Il 95%
di tutti gli atti di violenza che avvengono tra le mura domestiche sono atti
di violenza maschile contro le donne.
·
50 donne ogni settimana in Europa sono uccise dal partner o da un
ex-partner.
·
Il 43% di tutte le donne nell’UE subisce
violenza psicologica dal partner dall’età di 15 anni.
·
Gli studi stimano che il 30% delle donne migranti prive di
documento sono state vittime di violenza domestica negli ultimi 12 mesi in
Europa
·
Le donne con disabilità hanno il 40% in più di probabilità di essere
vittime di violenza domestica rispetto alle donne senza disabilità.
·
1 donna su 4 che ha superato i 60 anni, in
Europa, ha vissuto abusi o violenza negli ultimi 12 mesi.
·
5 donne su 6 in Austria non riferiscono gli atti
più gravi di violenza domestica alla polizia o ad altre forze dell’ordine.
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Storia
“Il bene distrugge il male: questo per me è ciò che il
centro di accoglienza per donne Orange Housein Olanda rappresenta”, dice Mimi. Mimi ha vissuto per molti anni in una
relazione violenta, in cui è stata gravemente picchiata e umiliata dal marito.
Il punto di rottura, che l’ha portata a decidere di lasciare il marito si è
verificato quando suo figlio maggiore le ha detto: “Mamma, sei così stanca. Hai sempre pensato
agli altri, adesso dovresti pensare a te stessa…”. E’ andata via con i bambini,
per non tornare più. Il suo vivere al centro di accoglienza per donne e il
counselling che lei e i suoi figli hanno ricevuto, l’hanno motivata e
rinforzata sia nel parlare con il suo ex-marito dopo un po’ di tempo, che nel
rimettersi in piedi per se stessa. “Ero una persona diversa quando ero nella
mia casa. Ora, al centro, sono diventata ancora una volta la Mimi che sono
sempre stata. Sono libera, sono tornata. Mimi è tornata.”
Campagna
IC Change Campaign (UK) vuole dare visibilità alla realtà della
violenza maschile contro le donne e le ragazze nel Regno Unito, inclusa la
violenza dei partner. Precisamente la campagna mira a diffondere la
consapevolezza e a garantire che il governo mantenga il suo impegno nel rendere
la Convenzione di Istanbul legge nel regno Unito. La campagna è gestita da un
gruppo della società civile, fatta interamente da volontari, e supportata da
molte organizzazioni femminili nel Regno Unito (Inghilterra, Irlanda del nord,
Scozia, e Galles). Una strategia di sostegno di successo, che ha permesso
l’adozione di un disegno di legge che richiede al governo del Regno Unito di
istituire una timeline per la ratifica della Convenzione di Istanbul.
Info: http://icchange.co.uk/2017/04/28/iclaw/
Nel contesto più ampio della campagna nel regno Unito, la
End Violence Against Women Coalition (EVAW) ha gestito la campagna per i “Servizi di Protezione delle Donne”, che sottolinea il diritto a servizi di
supporto specialistico, che sono essenziali per aiutare le donne e le ragazze a
fuggire dalla violenza e ricostruire le loro vite. Mentre un numero crescente
di sopravvissute nel Regno Unito cerca supporto, le donne e le ragazze ancora
incontrano barriere quando provano ad accedere ai servizi specialistici, a
causa di tagli ai finanziamenti e alle gare d’appalto competitive.
info: http://www.endviolenceagainstwomen.org.uk/
VIOLENZA SESSUALE E ABUSO
SESSUALE
Fatti
·
1 donna su 2 nell’UE ha subito
molestie sessuali dall’età di 15 anni.
·
In Svezia, 4 donne su 5 hanno subito molestie
sessuali dall’età di 15 anni.
·
Ogni 7 minuti una donna subisce uno stupro in Francia,
che significa 205 stupri ogni
giorno.
·
Il 61% delle persone con disabilità in
Europa ha subito molestie sessuali dall’età di 15 anni.
·
1 donna su 10 nei Paesi Bassi è
stata stuprata.
·
Quasi 1 Maltese su 2 (47%) pensa che le
donne spesso inventino o esagerino denunce di abuso o stupro.
·
Più di 1 persona su 2 (55%) in Romania
crede che avere rapporti sessuali senza consenso sia giustificabile in alcune
situazioni, come l’essere ubriachi o l’indossare abiti succinti.
·
l’85% delle donne tra i 18 e i 24 anni nel Regno
Unito hanno subito molestie sulla
strada e il 45% le hanno subite
sotto forma di palpeggiamenti. Gli studi mostrano che quando si oppongono
alle molestie, le donne di colore ricevono insulti razzisti
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Storia
Dovilė Masalskienė, esperta dell’Osservatorio EWL dalla
Lituania per il Women’s Issues Information Centre, afferma: “In Lituania, la violenza sessuale perpetrata
dal partner è un tabù e nella maggioranza dei casi non è considerata come una
violenza, ma come un dovere della sposa. Quando un caso di violenza domestica è
denunciato, la violenza fisica può essere presa in considerazione, ma non la
violenza sessuale. Le vittime di stupro sono ancora incolpate e per questo
hanno ancora paura di denunciare lo stupro alle autorità competenti. Quando le
donne trovano il coraggio di denunciare, vanno incontro ad una seconda
vittimizzazione durante il processo. Ci sono stati casi in cui anche il giudice
ha incolpato la vittima”.
Campagna
Il Sexual Violence Centre di Cork (Irlanda) fornisce un’ampia varietà di servizi per sostenere la
quotidiana lotta delle donne vittime di violenza sessuale e abuso.
Recentemente, il Centro ha condotto una campagna insieme ad una coalizione di
più di 70 organizzazioni per il
miglioramento della legge irlandese sui reati sessuali. La legge è stata adottata nel 2017 e
definisce il consenso sessuale per la prima volta, dando chiarezza alla
legislazione. Grazie al lavoro delle organizzazioni femminili, unite nella coalizione Turn Off the Red Light, la nuova
legislazione contrasta anche la pornografia infantile, l’incesto, l’adescamento
sessuale di minori e criminalizza l’acquisto di servizi sessuali.
More info: http://www.sexualviolence.ie
Prostituzione
Fatti
·
9 donne su 10 coinvolte nella
prostituzione vorrebbero uscire dal sistema, ma non si sentono in grado di
farlo.
·
68% delle persone coinvolte nella prostituzione rientrano nei parametri
della Sindrome da Stress Post-Traumatico, nello stesso range dei veterani di
guerra e delle vittime di tortura.
·
dal 60 al 90% delle persone nella prostituzione hanno subito abusi e aggressioni
sessuali nella loro infanzia.
·
Diversi
studi Europei attestano che tra il 60
e il 95% delle donne nella prostituzione hanno subito stupro o
violenza fisica.
·
Le
minoranze vulnerabili e discriminate sono coinvolte nella prostituzione più
spesso della maggioranza della popolazione. Per esempio, il 98-99% delle persone prostitute a
Zurigo sono cittadine Ungheresi, di cui l’80-85% sono donne Rom.
·
In Francia,
il costo umano legato alle persone prostitute è stimato tra i 252 e i 370 million di euro all’anno.
·
In Francia,
le donne prostitute hanno 12 volte
più probabilità di suicidarsi della popolazione generale.
·
54% dei clienti riconosce di aver avuto
comportamenti sessuali aggressivi verso una partner non prostituta.
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Storia
Marie Merklinger ha passato tre anni nel mercato del
sesso in Germania a causa di problemi finanziari: “Quando volevo uscirne, le
organizzazioni del settore mi convinsero
a rimanere e a sviluppare una strategia di marketing migliore per vendere me
stessa”. Tuttavia è riuscita ad uscire nel 2011 dopo aver trovato lavoro fuori
dalla prostituzione. Quando ha perso il lavoro, è stata sopraffatta dal trauma
ed è affondata in uno stato di impotenza, disperazione e depressione. Ha
cercato aiuto e qualcuno con cui parlare, ma, prevalentemente a causa della
struttura burocratica della legalizzazione tedesca, non ha trovato niente e
nessuno che la aiutasse. In un paese dove la prostituzione è vista come un
“lavoro” fattibile, il sostegno non esiste. Ad oggi è diventata membro dello SPACE International, un network internazionale di sopravvissute
del mercato del sesso.
Campagna
Nel 2013, 7 giovani organizzazioni francesi si sono unite
per creare il network “Youth for the abolition of prostitution”, per portare il punto di vista dei giovani
nel dibattito pubblico sulla prostituzione mentre veniva discussa una legge
basata sul modello Nordico. L’organizzazione femminista Osez le féminisme ha
realizzato un cortometraggio, chiamato “Prostitution: a job like any other?”,
per denunciare la normalizzazione della prostituzione come “lavoro sessuale”.
Il contributo dei giovani gioca un ruolo chiave verso l’adozione della legge abolizionista
francese nell’Aprile 2016, che prevede la depenalizzazione e il sostegno alle
persone coinvolte nella prostituzione, la criminalizzazione di tutte le forme
di sfruttamento o adescamento così come l’acquisto del sesso, e programmi di
educazione sull’eguaglianza e il rispetto.
La tratta delle donne
Fatti
·
Le donne sono
l’85% delle vittime della tratta a
scopo di sfruttamento sessuale, e sono sfruttate nella prostituzione.
·
Ci sono circa 140,000 vittime della tratta del
sesso in Europa e circa un terzo arrivano dai Balcani.
·
Uno studio
Europeo, in cui sono state intervistate donne vittime di tratta, ha rivelato
che quasi tutte le donne (95%)
riferiscono violenza fisica o sessuale durante la tratta, con i tre-quarti
delle intervistate che hanno subito ferite fisiche, e il 90% riporta di essere stata aggredita sessualmente.
·
Uno studio
Europeo del 2014 sulla domanda di servizi sessuali dalle donne e ragazze
trafficate, rivela che la principale motivazione che porta all’acquisto di
sesso è “l’avere il controllo”.
·
L’80% delle donne Nigeriane
che sono arrivate in Italia in barca nella prima metà del 2016 sono state
vittime di tratta a scopo di prostituzione. In totale nel 2016,
13.000 minori non accompagnati e più di 5.300 donne Nigeriane che sono arrivate in Italia.
·
La tratta di esseri umani riguarda in modo sproporzionato le minoranze e
i gruppi svantaggiati, come le minoranze etniche, i migranti, i senza fissa
dimora, membri della comunità LGBTQ e bambini con storie di sfruttamento
sessuale infantile.
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Storia
Nata in Nigeria, Blessing ha perso suo
padre e, come figlia maggiore, con sua madre, ha dovuto provvedere ai suoi tre
fratelli minori. Mentre stava visitando il suo villaggio d’origine, ha
incontrato una donna che le ha proposto di andare in Italia, dove avrebbe
trovato un lavoro. Blessing ha accettato per aiutare la sua famiglia. Una volta
arrivata a Prato, in Italia, Blessing è stata prostituita e le è stato detto
che aveva contratto un debito di 30.000 euro, che doveva saldare. E’ stata
minacciata: la sua famiglia sarebbe stata ferita se non avesse obbedito. Le
altre giovani prostituite hanno portato Blessing sulla strada e l’hanno
istruita su cosa fare con i clienti, e quanto chiedere. Un giorno, quando
Blessing era sola nell’appartamento, è scappata. Dopo aver elemosinato, ha
comprato un biglietto del treno per Roma, dove ha chiesto aiuto alla Cooperativa Be Free, una cooperativa
di donne che aiutano e sostengono le vittime di tratta in Italia.
Campagna
La nuova legge francese sulla
prostituzione e la tratta delle donne, dall’Aprile 2016, riconosce la realtà
del traffico sessuale, che porta un enorme numero di donne straniere nella
prostituzione. Pertanto, la legge concede un permesso di soggiorno temporaneo
come misura protettiva per le vittime straniere anche se non sono in grado di
testimoniare contro la loro rete di tratta o di sfruttamento. Questa misura è
il riultato del lavoro delle NGOs impegnate sul campo, che vedono le realtà
della prostituzione e sostengono le vittime e le sopravvissute nel loro viaggio
verso una vita migliore. Partita dall’organizzazione Mouvement du Nid, la
coalizione francese Ablition2012, che raccoglie
più di 60 NGOs impegnate a porre fine alla violenza contro le donne, ha svolto
un ruolo chiave nel portare le voci delle donne e ragazze più vulnerabili nel
dibattito pubblico.
Pornografia
Fatti
·
2 donne su 3 nell’industria del porno soffrono
della Sindrome da Stress Post-Traumatico come i veterani di guerra e delle
vittime di tortura.
·
11 anni, in Europa, l’età
media della prima esposizione alla pornografia su Internet.
·
ogni secondo l’industria online del porno guadagna più di 2,700 €
·
Gli studi hanno dimostrato che le aree con una maggiore circolazione di
riviste pornografiche hanno tassi di stupro più elevati.
·
Gli uomini che guardano porno sono più propensi ad esprimere
comportamenti di sostegno alla violenza contro le donne e a commettere atti
di aggressione sessuale e acquisto di sesso più di altri uomini.
·
La ricerca ha mostrato che dopo essere stati esposti alla pornografia,
gli uomini affermano di essere meno soddisfatti dell’aspetto fisico e delle
prestazioni sessuali delle loro partner e dell’aspetto affettivo, ed
esprimono un maggior desiderio di sesso senza coinvolgimento emotivo.
|
Storia
Nel libro “Pimp State” (Kat Banyard,
2016), l’ex-performer del porno Vanessa Belmond parla della sua esperienza di
razzismo e violenza nell’industria del porno: “Mi dissero: “Sei fortunata a non
lavorare per la Ghetto Gaggers (il loro
sito black-themed), siamo più meschini con le ragazze nere” Che
sollievo! Non fraintendetemi, erano ancora molto offensivi verso di me. Non
voglio entrare nel dettaglio, ma diciamo che dopo essere stata filmata,
sembravo essere stata
picchiata. E’ stato un bene non essere stata selezionata per il
sito black-themed, perchè se erano meschini con le ragazze di colore, posso
solo immaginare a cosa sarei somigliata dopo! Se questo non è razzismo, non so
cosa sia.”
Campagna
La
pornografia promuove stereotipi dannosi nella sua raffigurazione di donne e
uomini. Per affrontare questo, la Swedish Women’s Lobby, insieme alle
loro organizzazioni membro Unizon e Roks, ha sviluppato la campagna Porrfritt (Pornfree). La
campagna richiede al governo di indagare gli effetti nocivi del porno e
richiede spazi porn free nella società, come scuole e luoghi di lavoro liberi
dal porno. Si sono svolti seminari sugli effetti nocivi della pornografia ed è
stato proposto un manifesto che evidenzia la normalizzazione del porno;
fornisce anche delle proposte di azioni per una società libera dal
porno.
Sesismo nei
media, pubblicità sessista e cyber violenza
Fatti
·
La cyber violenza è altrettanto dannosa per le donne come la violenza
fisica.
·
In Europa, 9 millioni di
ragazze hanno vissuto qualche tipo di cyber violenza dall’età di 15 anni.
·
La violenza online è particolarmente diffusa nell’incrocio tra genere e
gioventù: quasi 1 giovane donna su
5 in Slovenia ha sperimentato
cybermolestie.
·
Solo il 16% delle foto nella
stampa Europea mostra donne che hanno più di 45 anni.
·
9 giovani donne su 10 in Svezia affermano che le
pubblicità le hanno fatte sentire male per il loro aspetto o il loro peso e
hanno fatto desiderare di cambiare qualcosa di se stesse.
·
Nell’UE, le donne rappresentano solo il 24% delle persone di cui ascoltiamo e leggiamo nelle notizie.
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Storia
Testimonianza dal centro di accoglienza per donne di Sigtuna,
Svezia: “Nell’Aprile 2017, tre persone sono state incarcerate per uno stupro di
gruppo e per la trasmissione dell’orribile attacco su Facebook Live. Il filmato
dello stupro è stato postato in un gruppo privato su Facebook con 60,000
membri. La corte Svedese ha sentito l’uomo perseguito per aver incoraggiato i
suoi amici e aver riso mentre filmava l’aggressione con il suo telefono. Tutti
e tre gli uomini si sono dichiarati non colpevoli, due di loro hanno dichiarato
che il sesso era consensuale, e hanno sostenuto di non essere a conoscenza che
la vittima non voleva che l’immagine fosse postata online. Ma l’accusa ha
sostenuto che la donna era “pesantemente ubriaca” e “sotto l’influenza di
droghe”, una situazione che gli uomini dovevano aver capito. Il giudice Nils
Palbrant ha sostenuto: “Non è possibile per una persona in una simile situazione
acconsentire”. Ai tre uomini è stato anche ordinato di pagare un totale di
335,000 corone (34,500 €) alla vittima come risarcimento danni”.
Campagna
Women European
Coalition against media sexism (WECAMS) è una coalizione di tre organizzazioni
Europee di donne creata con l’obiettivo di porre fine al sessismo nei media e
nella pubblicità: DonneinQuota in Italia, Object nel Regno Unito and Les
Chiennes de garde in Francia. Tutti e tre i gruppi hanno condotto delle
campagne contro il sessismo, l’oggettificazione e le rappresentazioni
deumanizzanti delle donne nei loro Paesi. Questa coalizione è stata istituita
per lavorare insieme nell’affrontare le rappesentazioni sessiste delle donne a
livello Europeo e, nel fare questo, incoraggiare i
governi a compiere azioni decisive in modo da adottare una
legislazione per quanto riuarda la rappresentazione delle donne nei media o
nella pubblicità. La coalizione ha lanciato una petizione che invita l’UE a rafforzare le sue
leggi contro il sessismo nei media.
Violazioni della
salute e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne
Fatti
·
Nel 21mo secolo, non tutte le
donne in Europa accedono ai loro pieni diritti sessuali e riproduttivi. La
salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne dipende dal Paese in
cui vivono e dal loro status migratorio.
·
Il diritto all’aborto è negato o ristretto in 4 Stati Membri dell’UE (Malta, Cipro, Irlanda e Polonia) e le
donne incontrano ostacoli in altri Paesi.
·
17 Paesi europei ancora
richiedono alle persone transgender che cercano di cambiare legalmente il
loro genere di essere sterilizzate.
·
Le donne Rom, con disabilità, e le persone transgender in Europa,
affrontano casi di sterilizzazione forzata, che costituisce una grave
violazione dell’integrità fisica, della libertà di scelta e del diritto
all’auto-determinazione della vita riproduttiva.
·
In Italia, il 70% dei
ginecologi che lavorano nel servizio pubblico rifiutano di eseguire l’aborto
appellandosi all’obiezione di coscienza; a causa di questo il diritto delle
donne all’autodeterminazione riguardo alla gravidanza è ostacolato.
·
La maternità surrogata è un commercio globale, con bambini e donne che
sfruttano i corpi delle donne e i loro organi riproduttivi.
|
Storia
Il Roma Rights Centre riporta le
parole di una sopravvissuta: “Quando ho saputo cosa era successo (la
sterilizzazione), ho pensato che fosse accaduto perchè sono una Rom. Ci è stato
detto che le donne Rom non dovrebbero più avere bambini; ricordo un’assistente
sociale dirlo già a mia madre, quando ero una bambina. Ed era così ingiusto,
perché mia madre si prese cura di noi sei, da sola. Ha lavorato duramente per
tutta la vita”.
Campagna
Mentre la questione della maternità surrogata è discussa in molti
Paesi dell’UE, le organizzazioni femministe stanno costruendo coalizioni a
livello nazionale, per aumentare la conoscenza sulla realtà della maternità
surrogata e sostenerne la proibizione in tutte le sue forme. In Svezia,
Francia, Spagna e Italia, tra gli altri, sono nati dei network per portare le
voci delle sopravvissute, così come i valori dei diritti umani delle donne. Il
network Spagnolo Red Estatal
contra el alquiler de vientres raccoglie più di 60 organizzazioni femminili
e LGBT, ed ha manifestato nel Maggio 2017 a Madrid contro la maternità
surrogata.
In
Polonia nel 2016 e nel 2017, le organizzazioni femminili hanno guidato la
“Black protests”, mobilitando migliaia di persone in tutto il paese, che hanno
indossato abiti neri per mostrare la loro rabbia contro un disegno di legge che
introdurrebbe un quasi totale divieto all’aborto. Le organizzazioni femminili
di tutta l’Europa si sono mobilitate in solidarietà delle donne Polacche, nella
loro lotta per garantire il diritto fondamentale di decidere della proprie
vite. Per sostenere le loro richieste è stata lanciata una petizione e una lettera aperta a livello
Europeo, per chiedere alle autorità Polacche di promuovere un nuovo disegno di
legge che garantisca finalmente il rispetto dei diritti delle donne in Polonia.
Violenza contro
le donne sul lavoro
Fatti
·
In Francia, il 39% delle
infermiere sono esposte frequentemente a eventi violenti.
·
Più della metà di tutte le donne del Regno Unito, e quasi i due-terzi
delle donne tra i 18 e i 24 anni, hanno vissuto molestie
sessuali sul lavoro.
·
L’80% delle donne impiegate in
grandi compagnie in Francia affermano di doversi confrontare abitualmente con
atteggiamenti e decisioni sessiste, che hanno un impatto sulla loro fiducia
in se stesse, sul proprio benessere e sulle performance.
·
Quasi 1 intervistato su 2 in Ungheria pensa che toccare una
collega in modo inappropriato o indesiderato non dovrebbe essere illegale.
·
In Europa, 3 donne su 4 che ricoprono posizioni
dirigenziali hanno vissuto molestie sessuali. Male violence
against women committed in the name of tradition, so-called ‘honour’ or
religion
|
Campagna
Il
progetto ‘Safe at Home,
Safe at Work’, della Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC), mette insieme
le testimonianze raccolte nelle interviste condotte come parte di 11
dettagliati casi-studio nazionali sugli sviluppi a livello Europeo della
violenza gender-based e delle molestie sul lavoro, inclusa la violenza
domestica sul lavoro. Il report mostra come i sindacati e/o le parti sociali
hanno approcciato la questione nelle negoziazioni, contrattazioni collettive,
sensibilizzazione dei sindacati, formazione e campagne, e partnerships con le
organzizzaizoni femminili che lavorano per porre fine alla violenza
gender-based. Il report fa riferimento a buone prassi sul posto di lavoro e
mostra il valore aggiunto delle azioni sindacali, innovazioni e negoziazioni
per supportare le vittime e creare ambienti di lavoro liberi dalla violenza e
dalle molestie. Inoltre, mira ad accrescere la consapevolezza in un pubblico
più ampio sulla necessità di una sistematica inclusione di una prospettiva di
genere quando si affrontano la violenza e le molestie sul lavoro, e formula
raccomandazioni per gli sviluppi politici a livello nazionale ed Europeo, così
come per le azioni e i futuri sviluppi politici di sindacati e/o parti sociali.
Violenza maschile
contro le donne commessa in nome della tradizione, cosiddetta ‘onore’ o religione
Fatti
·
51 millioni di ragazze
tra i 15 e i 19 anni sono attualmente sposate nel mondo.
·
Nel Regno Unito, 12 donne sono
uccise ogni anno a causa della violenza commessa in nome della tradizione e
della religione.
·
In Europa, 500.000 donne e
ragazze convivono con le mutilazioni genitali femminili (FGM) e altre 180.000 sono a rischio di essere
sottoposte alle mutilazioni genitali femminili ogni anno.
·
1.428 matrimoni forzati sono
stati denunciati nel Regno Unito nel 2016.
·
Una ricerca nazionale in Svezia mostra che il 5% delle ragazze, circa 70.000,
non sentono di avere la possibilità di scegliere il proprio partner.
·
Si stima che 3.780 donne che
vivono in Irlanda sono state sottoposte a FGM.
·
1 donna Rom su 2 con un basso livello di
scolarizzazione si sposa all’età di 16 anni.
|
Campagna
Il
network Belga ‘Marriage and
Migration’ è
una coalizione di circa 15 NGOs che lavorano insieme per combattere tutte le
forme di matrimonio (forzato, precoce, combinato, tradizionale, terapeutico)
che possono privare le donne e gli uomini di una libertà essenziale: scegliere
il proprio partner. Hanno lanciato un sito di informazione e prevenzione sulle
forme di matrimonio sotto costrizione, e hanno una helpline. L’esistenza e la
visibilità del network supporta l’implementazione della legge Belga, che
proibisce i matrimoni forzati, e fornisce uno spazio per molte donne e ragazze
che hanno bisogno di ascolto e cercano aiuto.
Violenza maschile
istituzionalizzata contro le donne
Violenza contro le donne nei conflitti
Fatti
·
In situazioni di conflitti, gli uomini usano la
violenza contro le donne come strategia o arma di guerra; ciò si traduce
nella oggettificazione delle donne come simboli del “territorio conquistato”.
·
Sia negli scenari di conflitto che di
post-conflitto, ragazze e donne nei campi per rifugiati sono particolarmente
vulnerabili allo sfruttamento sessuale e alla violenza sessuale.
·
Molte rifugiate raccontano che, in quasi tutti
i paesi in cui sono passate, hanno vissuto abusi fisici e sfruttamento
economico, sono state palpeggiate o costrette a fare sesso con i trafficanti,
personale addetto alla sicurezza o altri rifugiati.
·
Il 75% dei bambini rifugiati hanno
vissuto violenza e aggressioni da un adulto nel loro viaggio migratorio.
|
Storia
“Una donna fu aggredita fisicamente da suo padre, nel suo Paese
d’origine, perchè aveva sposato un uomo di una religione differente. Suo padre
era un agente di polizia e lei non poteva proteggersi nel suo paese. Per questo
decise di lasciare il Paese. Arrivò in Macedonia e chiese Asilo Politico. La
sua richiesta fu rifiutata dalle autorità. Attualmente il suo caso è alla Corte
Costituzionale. Durante il processo decisionale la donna è stata accolta presso
il centro per Richiedenti asilo Vizbegovo a Skopje: una struttura collettiva
dove le donne sono spesso esposte alla violenza gender-based. Il centro non è
abbastanza illuminato, non è sicuro per le donne. C’è un accesso limitato alle
strutture igieniche e all’assistenza
medica. Altre donne hanno lamentato di aver subito molestie sessuali dal
personale di polizia e dagli assistenti sociali del centro. Tuttavia, a queste
affermazioni non sono mai seguiti degli accertamenti perchè le donne non
riferivano per paura di perdere il diritto d’asilo”. EWL #womensvoices report
Campagna
Dal 1991 al 2001, una serie di conflitti hanno avuto luogo nei territori
della Ex-Jugoslavia. Durante questo periodo la violenza etnica, sessuale ed
economica contro le donne era dilagante e lo stupro era usato come strumento
per la “pulizia etnica”. Nè i processi nazionali, nè quelli internazionali
hanno affrontato adeguatamente queste molteplici forme di violenza contro le
donne, e nessuno era focalizzato sui diritti delle vittime. Le organizzazioni
femminili della regione hanno istituito una Corte Femminile, per sviluppare un approccio femminista alla giustizia.
Un evento
rivoluzionario, la Corte ha avuto luogo nel maggio 2015 a Sarajevo, in
Bosnia-Erzegovina, dove le
donne hanno testimoniato pubblicamente le loro esperienze di violenza
etnica e sessuale, e sul militarismo e i danni ec onomici durante le guerre che hanno inghiottito la regione negli anni
‘90. Finora, ci sono state 7 riunioni regionali delle testimoni e 17
presentazioni pubbliche della Corte Femminile. Altre attività includono un team
terapeutico per sostenere le donne, una rete di solidarietà per le testimoni,
una storia alternativa, un documentario e un libro pubblicato di recente. Il
futuro obiettivo è organizzare “mini” Corti Femminili locali per affrontare le
seguenti questioni: violenza/discriminazione basata
sull’etnia, crimini di guerra non processati, violazione dei diritti
delle donne lavoratrici, militarizzazione dello stato e così via.
Donne nelle cure
istituzionali, in prigione, nei centri di ritenzione, nelle istituzioni
religiose.
Fatti
·
In Europa, le donne costituiscono in media il
5% del totale della popolazione penitenziaria; tuttavia quasi il 90% hanno
sofferto violenza maschile nella loro vita.
·
Nel Regno Unito, più dell’ 80% delle detenute
donne sono state rinchiuse per reati non violenti, come il taccheggio.
·
Il 53% delle donne nelle prigioni del Regno
Unito hanno subito abusi infantili.
·
Il 28% delle donne anziane in Europa hanno
vissuto violenza o abusi negli ultimi 12 mesi.
·
Le donne con disabilità che vivono nelle
istituzioni subiscono il doppio degli abusi di coloro che vivono in Comunità.
|
Storia
I membri EWL nella Repubblica Ceca riferiscono della situazione delle
donne che affrontano violenza ostetrica: “Durante l’assistenza al parto nella Repubblica
Ceca molte donne fanno i conti con la violenza ostetrica. Probabilmente fino a
25000 donne all’anno subiscono un taglio della regione del perineo senza
giustificazione medica. Le donne sono spesso trattate con farmaci e soggette ad
altri interventi senza il consenso informato e libero. La separazione dei
bambini dalle loro madri è ancora la norma in molti reparti di maternità. I
dati sulla qualità delle cure fornite non sono pubblicamente disponibili. Le
competenze sono negate alla comunità delle ostetriche. Non ci sono centri di
unità di ostetricia nella Repubblica Ceca”.
Violenza contro
le donne sopravvissute e le attiviste per i diritti umani
Le
attiviste per i diritti umani sono più a rischio di essere soggette ad alcune
forme di violenza e ad altre violazioni, pregiudizio, esclusione e ripudio
della loro controparte maschile.
Fatti
·
65% soffrono di problemi psicologici come l’insonnia e la depressione
·
21% hanno subito molestie sessuali
·
14% delle attiviste per i diritti umani hanno subito attentati, ma sono
sopravvissute
·
29% hanno ricevuto minacce di morte in luoghi pubblici
·
9% dichiarano di soffrire di seri problemi psicologici inclusi pensieri
suicidi.
·
10% sono state oggetto di violenza sessuale
· 19% sono state
abusate
|
Storia
Dai
membri EWL in Ungheria: “Nel 2013, il
governo Ungherese, e molti altri Stati e media, hanno iniziato una campagna di accuse
ad un gruppo di NGOs che si occupano di democrazia e diritti umani, compresi i
diritti delle donne. Queste NGOs sono state ingannevolmente accusate di essere
“mercenari di Soros”, “NGOs fake di sinistra”, “attori politici pagati”, o
“servi di interessi stranieri”. Nel 2014, la Hungarian Women’s Lobby (HWL) e 3
delle sue organizzazioni membro sono state inserite in una lista di 13 NGOs
considerate problematiche per il governo. Il primo ministro ha istituito un
ufficio di Controllo Governativo che mira a controllare 55 organizzazioni. Nel
2015, la HWL ha affrontato una revisione fiscale. Gli attacchi alle NGOs si
sono intensificati nel 2016, quando il governo ha emesso dichiarazioni
controverse e offensive accusando queste NGOs di sostenere il traffico illegale
di migranti. Nel 2017, un progetto di legge “sulla trasparenza delle
organizzazioni beneficiarie di fondi esteri” è stato presentato al Parlamento.
Il disegno di legge richiede alle NGOs che ricevono finanziamenti esteri di
registrarsi in tribunale, e di identificarsi come tali nelle loro pubblicazioni
e comunicazioni. Quando sarà adottata, le NGOs di tutela dei diritti umani
delle donne saranno molto probabilmente influenzate da questa legislazione”.
Campagna
La
campagna Femdefenders, del Kvinna till
kvinna, sottolinea il lavoro e le storie delle donne che continuano a sfidare
le strutture patriarcali e combattono per i diritti delle donne e delle ragazze
nel mondo, nonostante l’incremento dell’ostilità e della violenza contro le attiviste
per i diritti umani delle donne. Per il Human Rights Defenders Day 2015, Kvinna
till kvinna ha lanciato un report dove 128 giovani attiviste hanno risposto ad
una indagine, con domande sulle loro esperienze di minacce e violenza,
nazionalismo, la loro abilità ad influenzare la società e le strategie che
usano per far ascoltare le loro voci.
ü Progetto della European
Women’s Lobby e del Consiglio d’Europa. I contenuti di questa pubblicazione
sono di esclusiva responsabilità della European Women’s Lobby e non riflettono
in alcun modo l’opinione del Consiglio d’Europa.
ü
Questa pubblicazione è stata prodota con il
supporto finanziario del Programma della Commissione Europea per i Diritti,
l’Eguaglianza e la Cittadinanza (REC). I contenuti di questa pubblicazione sono
di esclusiva responsabilità della
European Women’s Lobby e non riflettono in alcun modo l’opinione della Commissione
Europea
ü Questo progetto beneficia del supporto del
Ministero degli Affari Esteri Finlandese.