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17/01/2012 - IL CASO
"Per le donne dovete fare di più" Il Comitato Onu sferza l'Italia
Violeta Neubauer, membro del Comitato Onu per l'eliminazione delle discriminazione nei confronti delle donne, che vigila sull'applicazione dell'omonima convenzione internazionale.
La Cedaw presenta un rapporto che inchioda Roma: stereotipi, violenze e troppe discriminazioni La Consigliera di parità replica: "Ma sul lavoro siamo migliorati"
LAURA PREITE
ROMA
«L'Italia deve fare molto di più, c'è uno scarto tra legge e sua applicazione che va colmato, le donne non sono il problema ma la soluzione», questo l'appello accorato, oltre che nei termini, anche nei modi, di Violeta Neubauer, membro del Comitato Onu per l'eliminazione delle discriminazione nei confronti delle donne, che vigila sull'applicazione dell'omonima convenzione internazionale, la Cedaw, nella sala Mappamondo della Camera dei deputati, in occasione della presentazione del rapporto ombra sui diritti delle donne in Italia.
Le osservazioni del Comitato Cedaw
La Cedaw è il principale strumento internazionale di riconoscimento e difesa dei diritti delle donne. Per la prima volta una decina di associazioni ha presentato, a New York, lo scorso luglio, in contemporanea con la presentazione del rapporto quadriennale del Governo italiano sull'implementazione della Convenzione, un rapporto-ombra che mette a fuoco le criticità della situazione nazionale rispetto alle norme contenute nella carta, iniziando un dibattito. LeOsservazioni conclusive del Comitato, successive al lavoro degli stati membrei e delle Ong hanno sintetizzato diverse criticità soprattutto nella rappresentazione stereotipata (punto 22-25) e per quanto riguarda la violenza (26-27). I due fattori sono messi in relazione.
Si legge nel rapporto: “Il Comitato rimane profondamente preoccupato per la rappresentazione della donna quale oggetto sessuale e per gli stereotipi circa i ruoli e le responsabilità dell'uomo e della donna nella famiglia e nella società. Tali stereotipi, contenuti anche nelle dichiarazioni pubbliche rese dai politici minano la condizione sociale della donna, come emerge dalla posizione svantaggiata in diversi settori, incluso il mercato del lavoro, l'accesso alla vita politica e alle cariche decisionali”. Il Comitato raccomanda l'adozione di codici di condotta e di essere aggiornato fra due anni (e non dopo i canonici quattro), sui risultati raggiunti. Preoccupa anche il tema della violenza di genere, quella verso bambine e donne adulte, uccise dai propri compagni, mariti, o ex, (è la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni). Sono necessari, per il Comitato, garantire case rifugio dove le donne in fuga possano sentirsi al sicuro ed essere assistite, e la formazione di personale giudiziario, medico e sociale qualificato che le possa assistere in tutte le fasi del processo. Così come è necessario per l'Italia ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne firmato a Istanbul lo scorso maggio da 10 stati europei.
Il rapporto ombra
Il lavoro delle Ong ha facilitato l'attività di monitoraggio del Comitato. I punti critici, individuati dalla Piattaforma Cedaw (a cui hanno aderito Actionaid, Arcs arci, Fondazione Pangea, associazione Differenza donna, Be free, Casa internazionale delle donne, fratelli dell'uomo, Giuristi democratici e le9) sono diversi: lavoro e welfare, tratta e prostituzione, stereotipi e rappresentanza politica, violenza, diritti sessuali e salute riproduttiva. «Saremo il watchdog, il cane da guardia – spiega Rossana Scaricabarozzi di Actionaid tra le rappresentanti della Piattaforma, presenti all'incontro moderato dalla giornalista Rai Tiziana Ferrario – vigileremo affinché le misure contenute nella Cedaw e le raccomandazioni vengano attuate, se non arrivano risposte ci attiveremo per sollecitarle, vogliamo iniziare un dialogo con le istituzioni nazionali e internazional». Al tavolo politico, dove sono seduti gli onorevoli Calipari (vicepresidente del Pd alla Camera), Saltamartini (Pdl) Di Giuseppe (Idv) e Della Vedova (Fli), si snocciolano proposte concrete per migliorare la condizione delle italiane, come reintrodurre il divieto delle dimissioni in bianco, (dove c'è già il progetto di legge n.3009 dell'onorevole Gatti) e riformare la legge elettorale prevedendo un'equa rappresentanza dei due generi per esempio con il meccanismo della doppia preferenza.
Il parere della Consigliera nazionale di parità
A difendere il lavoro del Governo, c'è la Consigliera di parità Alessandra Servidori, mentre il ministro del Lavoro e delle Pari Opportunità Elsa Fornero è impegnata a incontrare Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la violenza contro le donne, in visita in Italia.
A lei spetta il compito di rispondere alle accuse di superficialità e inadempienza del comitato Cedaw e dell'assenza di un'adeguata pubblicità della Convenzione:«Ventun rappresentanti del governo italiano hanno redatto il rapporto, è stato molto partecipato, non era mai capitato prima. Ricordo ciò che è stato fatto, in particolare dal ministero del Lavoro da cui dipendo: il testo unico sulla sicurezza (n.81 del 9/04/2008), che riconosce alcune patologie professionali al femminile, l'Osservatorio sulla contrattazione decentrata e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, e con la Finanziaria si sono introdotte all'articolo 53 del contratto di produttività, agevolazioni fiscali alle aziende che favoriscono la flessibilità e ai lavoratori e alle lavoratrici. A questo si aggiunge il piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, il numero unico nazionale 1522. Mi spiace solo che il nostro lavoro non abbia avuto il riconoscimento dovuto». Neubauer conclude: «Il Comitato riconosce il grande lavoro del Governo ma abbiamo ricevuto molte risposte generiche. Il ruolo del Comitato è difendere i diritti delsiamo soddisfatti con l'applicazione della Cedaw»