martedì 16 settembre 2025

D.i.Re: "PAS" o "Rifiuto Genitoriale"? Cambia la terminologia ma non la sostanza

 Il 18 settembre 2025 il Senato ospiterà un evento istituzionale volto alla presentazione del Vademecum Operativo e dell'Approccio Integrato Multiprofessionale sul "Rifiuto del Genitoriale". L'utilizzo di quest'ultima espressione andrebbe a sostituirsi a "PAS", vale a dire "Sindrome di Alienazione Parentale", una teoria elaborata negli anni '80 che allude alla possibilità che un figlio possa talvolta rifiutare un genitore  solitamente il padre  non per reali motivi quali ad esempio violenza o maltrattamenti, bensì perché l'altro genitore  solitamente la madre  lo avrebbe manipolato in questo senso.

La PAS ad oggi non ha basi scientifiche riconosciute, e in Italia la Corte di Cassazione ha chiarito come questa non abbia valore giuridico. Tuttavia questa viene spesso addotta come argomentazione in tribunale, con l'obiettivo, o comunque il risultato, di screditare le madri che denunciano violenza domestica.

Parlare quindi di "PAS" o di "Rifiuto genitoriale" è pressoché irrilevante nel momento in cui l'effetto sortito è lo stesso: la strumentalizzazione della violenza domestica, portando avanti una narrazione che deresponsabilizza l'oppressore e lede l'oppresso. Questa dinamica, quindi, non fa che esacerbare il problema della difficoltà per le donne di denunciare episodi di violenza, le quali a questo punto non solo hanno paura della stigmatizzazione, ma anche della possibilità di vedersi sottrarre i propri figli.

Cambiare etichetta non è quindi sufficiente e risulta addirittura dannoso nella misura in cui si consente ad un concetto, per di più privo di fondamenta giuridiche e scientifiche, di sopravvivere sotto mentite spoglie. La Riforma Cartabia del 2022 lo chiarisce in maniera inequivoca: di fronte a casi di violenza domestica, la tutela di madri e figli è assolutamente prioritaria.

La violenza non è semplice conflitto, come chiarisce la presidente D.i.Re Cristina Carelli, poiché la violenza è intrinsecamente asimmetrica, ossia fondata su un rapporto di potere squilibrato tra chi agisce e chi subisce. Inoltre il minore non è una pedina istituzionale da muovere all'interno di questo pericoloso schema: leggere il suo rifiuto come effetto di un conflitto e non come conseguenza di una violenza significa negare la sua esperienza e alimentare la disinformazione purtroppo già dilagante a riguardo.

Comunicato stampa D.i.Re