venerdì 1 giugno 2012

Il "femminicidio" un fenomeno sempre più italiano


Ancora una volta… Un ennesimo caso di FEMMINICIDIO!! 

Nella dichiarazione, che ha seguito la sua missione in Italia, il 26 gennaio scorso, il relatore speciale dell’Onu sulla violenza contro la donna, la signora Rashida Manjoo,  ha dichiarato che purtroppo, la violenza contro le donne, le sue cause e conseguenza, nel nostro Paese, continua ad essere un problema molto serio, come in molti altri paesi nel mondo. Le statistiche riportate variano tra il 70 e il 87%, a seconda della fonte; comunque la violenza domestica è la forma più diffusa di violenza che continua a colpire le donne italiane. I persistenti fenomeni di violenza domestica si riflettono nel crescente numero di vittime di femminicidio. In Italia dal 2005 al 2011 sono state uccise circa 776 donne (secondo quanto dice la Casa delle Donne di Bologna). Statistiche riportate indicano che nel 2006, 101 donne sono state uccise da un partner, coniuge o l'ex e questa cifra è arrivata a toccare 127 donne nel 2010. Questo tipo di violenza è spesso sottovalutata, ricorda la signora Manjoo, nel contesto di una società orientata alla famiglia e patriarcale, come quella italiana. La violenza domestica in questo panorama non è sempre percepita come un crimine. Inoltre, ribadisce che la frammentazione del quadro normativo, affiancata ad inadeguati indagine, punizione e risarcimento per le donne vittime di violenza, contribuisce anche al silenzio e all'invisibilità che circondano questo problema. In Italia il fenomeno del femminicidio è in continua crescita: 127 sono state le vittime nel 2010 (nel 2010 c’è stato un aumento di tale crimine pari al 6,7%), 137 nel 2011 e ad oggi circa 55 sono le donne che hanno perso la vita. Nel nostro paese la violenza da parte di compagni, mariti ed ex è diventata la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni ed a differenza di Spagna e Francia, nel nostro paese non vi sono organismi pubblici dedicati al monitoraggio di tale fenomeno e mancano dati e stime da parte del Ministero degli Affari Interni. Le statistiche esistenti sono il risultato della raccolta volontaria da parte dei centri antiviolenza sul territorio in cui operano. L’Italia non ha ancora ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Prevenzione e la Lotta alla Violenza nei Confronti delle Donne, che è stata firmata lo scorso maggio a Istambul. Il Comitato CEDAW ha visto con favore la legge che introduce il reato dello stalking, del 2009. Queste azioni, secondo quanto affermato dal Comitato, sono importanti ma non sufficienti. Il  Comitato ha espresso inoltre la sua preoccupazione per la rappresentazione delle donne quale oggetto sessuale e per la persistenza di stereotipi circa ruoli e responsabilità tradizionali dell’uomo e della donna nell’ambito della famiglia e della società, stereotipi questi che minano le condizioni sociali della donna e che si rispecchiano in molti settori quali: il mercato del lavoro, l’accesso alla vita politica ed alle cariche decisionali.
IL Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne alla luce di questi atroci episodi e tendenza nonché dinnanzi alle gravi mancanze dello Stato nel ratificare sollecitamente gli strumenti internazionali, nell’attuare politiche ed azioni di prevenzione e vigilare sull’applicazione effettiva delle pene nei riguardi dei colpevoli di tali delitti, si chiede se non abbiano ragione quanti e fra tutti l’ONU, lascino intendere che “l’Italia non sia un Paese per donne”.
Ancora una volta…. Un ennesimo caso di FEMMINICIDIO si è verificato ieri con la morte di Sabrina Blotti.
Stalking, uccisa davanti alla figlia l'assassino fugge, poi si spara