Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/LEF Italia rappresenta l'Italia nel Consiglio di Amministrazione della European Women's Lobby, la più grande coalizione europea di organizzazioni femminili e femministe. La LEF Italia contribuisce, con la EWL, a migliorare le politiche di parità di genere in Europa ed in Italia. E' membro fondatore della EWL.
🚩 La violenza contro le donne e le ragazze è una questione che riguarda tutti.
Non possiamo restare a guardare inermi, mentre le donne temono per la loro sicurezza in casa, sul posto di lavoro e negli spazi pubblici. Mettiamo fine alla violenza contro le donne insieme! #16Giorni #Colorailmondodiarancione
🚩9 milioni di ragazze hanno subito un qualche tipo di violenza online già a 15 anni di età
💻 Donne e ragazze hanno diritto alla sicurezza e alla protezione, on- ed offline. Poniamo fine alle #Violenza online contro donne e ragazze per garantire una vita libera da molestie, violenza ed emarginazione! #16Giorni #Colora il mondo di arancione
I corpi delle donne non costituiscono oggetto di lucro economico
🚩 Siamo testimoni dell'impatto reale e concreto degli atteggiamenti sessisti che minano l'uguaglianza e la sicurezza delle donne.
✊ Contrastiamo insieme questo status quo e offriamo alternative che danno potere alle donne e alle ragazze di tutto il mondo. #16Giorni #Colora di arancione il mondo
Le donne costituiscono l'85% delle vittime del traffico a scopo di sfruttamento sessuale, per un totale di circa 140.000 vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale in Europa
🚩 Il mercato del sesso si basa sull'adescamento e sul flusso costante di giovani donne e ragazze all' interno del sistema stesso per soddisfare la domanda degli uomini.
📢 È un sistema sessista, razzista e classista che non può essere considerato "sicuro" e non può essere separato dal tratta a fini di sfruttamento sessuale. #16Giorni #Poni fine alla violenza contro donne e ragazze
In Austria, 5 donne su 6 non denunciano alla polizia o alle altre forze dell'ordine gli atti subiti più gravi di violenza domestica
🚩 Perché le donne non denunciano la violenza?
📢Perché la #Violenza contro donne e ragazze non è un insieme di singoli atti violenti, ma una cultura pervasiva radicata nel sessismo. Rompi il silenzio, sostieni le sopravvissute e aiuta a #Porre fine alla violenza. #16Giorni #Colora il mondo di arancione
Il 21% delle donne che difendono i diritti umani ha ricevuto minacce di morte in luoghi pubblici
✊ Il 29 novembre è stata la Giornata internazionale delle donne difensore dei diritti umani, che noi tutte supportiamo
📢Condanniamo la violenza di genere che subiscono per il loro lavoro e le loro azioni e chiediamo ai governi di garantire che possano fare il loro lavoro e vivere le loro vite senza rischi di violenza. #16Giorni
Si stima, attraverso studi eseguiti, che il 30% delle donne migranti senza documenti sono state vittime di violenza domestica negli ultimi 12 mesi in Europa
📢 L'Europa dovrebbe essere un luogo sicuro per tutti.
✊ Dobbiamo agire insieme per #Porre fine alla violenza contro donne e ragazze e realizzare una società più giusta ed equa. #16giorni #colora il mondo di arancione
Il 40% delle donne con disabilità ha più probabilità di essere vittima di violenza domestica rispetto alle donne senza disabilità
♀️ Le donne e le ragazze con disabilità hanno bisogno della #Convenzione di Istanbul per proteggere il loro diritto a una vita sicura, sana e senza violenza. #Poni fine alla violenza contro donne e ragazze #16Giorni
50 donne sono assassinate dal loro attuale o ex partner ogni settimana in Europa
🚩 La violenza contro donne e ragazze è una violazione dei diritti umani.
📢Per porre fine a questa pratica che dura da decenni, dobbiamo intervenire tutte/i e richiedere sicurezza, protezione e giustizia #16Giorni #Colora di arancione il mondo
Il 43% di tutte le donne nell'UE ha subito violenza psicologica da parte di un partner dall'età di 15 anni
Eliminiamo tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze
🚩 La violenza maschile contro le donne assume molte forme, ma è sempre un mezzo per esercitare il controllo sulla vita, il corpo e la sessualità delle donne.
📢 Dobbiamo intraprendere azioni urgenti per #EndVAWG! #16Days #OrangeTheWorld
Il 95% di tutti i casi di violenza che hanno luogo nelle case sono di violenza maschio contro donne e ragazze
🚩 I casi di violenza domestica hanno avuto un picco durante la pandemia da #Covid19 e l'isolamento, poiché hanno intrappolato donne e ragazze in casa con i loro aggressori.
✊ Dobbiamo agire insieme per #Porre fine alla violenza contro donne e ragazze e rendere l'Europa un posto sicuro per tutti! #16 Giorni#Colora il mondo di arancione
Come ogni anno, puntiamo a far luce su una delle più grandi violazioni dei diritti umani che colpisce milioni di donne e ragazze in Europa e chiediamo a tutti di collaborare ponendo fine alla violenza contro donne e ragazze
1 donna su 3 in Europa è vittima di violenza fisica e/o sessuale e 1 donna su 2 nell'UE ha subito molestie sessuali dall'età di 15 anni
La violenza contro donne e ragazze minaccia la sicurezza di metà della popolazione nell'UE, poiché riguarda oltre 250 milioni di donne e ragazze
L'impatto del Covid-19 è stato devastante soprattutto per le donne e le ragazze
I casi di violenza domestica sono aumentati durante la pandemia da Covid-19 e l'isolamento, intrappolando donne e ragazze in casa con i loro aggressori
L'EIGE prevede che ci vorranno almeno altre 3 generazioni per raggiungere la parità di genere nell'UE
Il Coordinamento Italiano sostiene tale iniziativa e si è impegnato di allertare l'opinione pubblica europea ed internazionale attraverso la Lobby Europea delle Donne perché una sentenza del genere non costituisca un precedente per donne e minori di altri Paesi e perché la grande Camera di Strasburgo accolga il ricorso
The Italian coordination of the European Women's Lobby is very concerned about the latest developments in Afghanistan and the Taliban's seizure of power.
According to reports received by women's NGOs and the press, Afghan women and girls have already started to become the first target of the Taliban's violent actions. For them, there are no longer any escape routes.
This is why the Italian Coordination of the European Women's Lobby has asked the EU High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Josep Borrel, to include the plight of Afghan women and the establishment of humanitarian corridors on the agenda of the extraordinary meeting of EU foreign ministers tomorrow afternoon.
Ii8l Coordinamento italiano della Lobby europea delle donne è molto preoccupato per gli ultimi sviluppi avvenuti in Afghanistan e per la presa del potere da parte dei talebani.
Dalle notizie ricevute dalle Ong femminili e dalla stampa, le donne e le ragazze afghane hanno già iniziato a diventare il primo bersaglio delle azioni violente dei talebani. Per loro non ci sono più vie di fuga.
Per questo il Coordinamento italiano della Lobby europea delle donne ha chiesto all'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrel, di includere la condizione delle donne afghane e l'istituzione di corridoi umanitari nell'agenda della riunione straordinaria dei ministri degli esteri dell'UE convocata domani pomeriggio.
C’è una legge, anzi la sua applicazione, che scoraggia le donne dal denunciare le violenze in famiglia, una legge che le espone al ricatto attraverso le sofferenze che vengono inflitte ai figli. E’ la 54 del 2006 – Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento – con cui si equiparano la figura materna e paterna, cancellando la differenza e l’importanza della relazione affettiva primaria con la madre, specie nei primi anni di vita del figlio e lasciando spazi per una suddivisione del figlio tra i genitori separati, noncurante dell’esigenza di stanzialità del figlio, del suo habitat, del suo equilibrio.
Da quel momento inizia il calvario per molte donne e i loro figli perché la legge diventa uno strumento di controllo e di addomesticamento delle vittime di violenza in famiglia; è sufficiente accusare la madre di PAS, una sindrome inesistente, ma che ha trovato cittadinanza nei Tribunali italiani, per vedere i figli strappati, letteralmente, alle madri dalle forze dell’ordine, neanche fossero dei criminali, per essere depositati in casa famiglia o ancora peggio collocati con i padri e affidati al servizio sociale.
Più precisamente, e per chi non ne ha mai sentito parlare, la PAS è un acronimo che sta per “sindrome di alienazione parentale”, una teoria nata in America che individua nella madre la principale responsabile del pessimo rapporto tra padre e figli. Non si valutano le responsabilità paterne, si puniscono le madri per l’agito sbagliato paterno!
Quindi se la donna denuncia o sottolinea la violenza subita nel corso di una causa civile per l’affido dei figli, passa dalla parte del torto. Le contestano di essere responsabile di creare un conflitto, di essere una madre malevola. Teoria sconfessata dalla sentenza 13274 del 2019 con cui la Cassazione stabiliva che l’affido esclusivo di un minore a un genitore non si può fondare solo sulla diagnosi di sindrome dell’alienazione parentale (PAS) o sindrome della ‘madre malevola’. Dalla Suprema Corte arriva un altro verdetto destinato a fare giurisprudenza nella sconfessione di un istituto, di cui viene spesso messa in dubbio la scientificità, ma che continua a essere utilizzato, talvolta sotto altri nomi o evocato con altri giri di parole, nei Tribunali, con l’esito di allontanare i bimbi dalle loro madri.
Grazie alla invocazione della PAS sono diverse e ormai note le storie delle donne punite per aver denunciato abusi, infatti, oltre al danno la beffa di essere considerate madri malevole se, com’è ovvio, un figlio rifiuta di vedere il padre che ha visto picchiare la madre.
Madri accusate di influire sul comportamento del figlio che viene collocato in casa famiglia dove sarà addomesticato a sua volta per ‘accettare’ il genitore che rifiuta e di cui ha paura. Madri che, nel frattempo, vengono travolte da un giro infernale di carte bollate, di consulenze tecniche, di colloqui con gli assistenti sociali…
L’esperienza di chi ha subito questo trattamento scoraggia tante donne dal denunciare il compagno o marito violento per paura di perdere i figli o di farli soffrire. Le leggi che dovrebbero tutelare soggetti a rischio come donne e bambini, si sono rivelate inefficaci ( o male applicate) e sono diventate strumenti micidiali nelle mani di chi ha più potere e più denaro, e non si tratta quasi mai di donne, ma di uomini che, in nome della bigenitorialità, si vendicano.
In questi anni, però, abbiamo imparato a conoscere le donne che si sono sottratte allo statuto di vittime e hanno risposto con determinazione e coraggio agli atti di guerra maschili. Donne e cittadine che sostengono il conflitto con azioni politiche mirate, che organizzano presìdi e sit-in, nelle piazze e davanti ai Tribunali. Donne che parlano alle donne e alla società civile, a quanti hanno occhi per vedere e orecchie per sentire, come noi che firmiamo questo documento.
Mentre gran parte della politica e delle istituzioni sono, ancora una volta, cieche e sorde, ma sempre molto sensibili alle varie lobby che spingono per avere il controllo sul corpo generativo e sessuato delle donne. E il potere di decidere dei figli come moderni pater familias. L’unica e lodevole eccezione la “Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” che sta conducendo un’indagine sulla vittimizzazione secondaria.
Noi siamo con le mamme che hanno coraggio perché donne. E vogliamo contrastare la progressiva scomparsa delle donne e delle madri, del valore sociale della maternità e della relazione di attaccamento madre figlio: questi sono i presupposti per negare l’importanza del collocamento prevalente dei figli con la madre, dell’esigenza di stanzialità dei minori contro un collocamento paritario o a terzi.
Questo è un comunicato di sostegno, ma non basta, dobbiamo fare – vogliamo fare – quanto è possibile per individuare strumenti e azioni politiche per agire di conseguenza. Le responsabilità sono tante e diverse, a cominciare dallo Stato per la falsa applicazione dell’art.31 della convenzione di Istanbul che prevede in merito alla custodia dei figli in casi di violenza che di ciò si tenga conto nelle decisioni relative all’affidamento. Attualmente i tribunali applicano invece il diritto alla bigenitorialità (etico, ovvero non codificato) come prevalente rispetto al benessere del minore e della relazione con la madre genitore accudente e tutelante, giungendo ad allontanarlo dalla stessa.
A questo ci impegniamo firmando.
Associazioni e firme in ordine alfabetico:
Arcilesbica, Biblioteca delle donne – Udipalermo, CIF- Centro Italiano Femminile, Centri di ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze Uil, Coordinamento Pari Opportunità Uil, Equality Italia, Gruppo Giustizia Udi-Bologna, Laboratorio Donnae, Lobby Europea delle Donne, Resistenza Femminista, Snoq-Libere, UDI-Unione Donne in Italia.
Liliam Altuntas, Carla Artefice, Ana Victoria Arruabarrena Ilaria Baldini, Donatella Becattini, Eloisa Betti, Antonella Bozzaotra, Maria Grazia Brinchi, Alessandra Brussato, Annamaria Carloni, Milena Carone, Anna Di Salvo, Maria Gabriella Carlino, Chiara Carpita, Rita Cavallari, Francesca Cocozza, Olga Chiusoli, Vania Chiurlotto, Cristina Comencini, Licia Conte, Antonella Crescenzi, Ivana Della Portella, Stella Dessi, Maria Giovanna Devetag, Gabriella D’Auria, Liliana Dionigi, Daniela Dioguardi, Antonella Doria, Gabriella Ferrari Bravo, Alessandra Ferretti, Marisa Forcina, Franca Fortunato, Flavia Fratello, Annamaria Gaetani, Fabrizia Giuliani, Cristina Gramolini, Katia Graziosi, Gianna Infurnari, Francesca Izzo, Flavia Landolfi, Silvana Lucariello, Pia Mancini, Aurelio Mancuso, Franca Marcomin, Rosanna Marcodoppido, Francesca Marinaro, Giuseppina Martelli, Donatella Martini, Rossella Mariuz, Annamena Mastroianni, Paola Mazzei, Isabella Mele, Alessandra Menelao Renata Micheli, Antonella Monastra, Emi Monteneri, Giovanna Nastasi, Pina Nuzzo, Sonia Ostrica, Rosetta Papa, Cristina Pecchioli Laura Pennacchi, Donatina Persichetti, Maria Concetta Petrollo, Cinzia Pietrograzia, Laura Piretti, Maria Pirozzi, Silvia Pizzoli, Wilma Plevano, Antonella Pompilio, Giulia Potenza, Adriana Re Katia Ricci, Ester Ricciardelli, Simonetta Robiony, Nicla Robla, Cecilia Sabelli, Loretta Santagata, Lucina Santagata, Serena Sapegno, Agata Schiera, Loretta Serra, Nadia Somma, Ilaria Scalmani, Mila Spicola, Mirtella Taloni, Paola Tavella, Maria Rosa Tomasello, Vittoria Tola, Maria Grazia Tonelli Francesca Traina, Ludovica Tranquilli Leali, Marta Tricarico, Emanuela Valente, Paola Vaccari, Cinzia Varone, Barbara Verasani, Sara Ventroni, Franca Volpin, Camilla Zamparini,
Roma 19 Luglio 2021
Il documento è pubblicato sui siti delle associazioni che hanno firmato, per aderire scrivere ad uno di questi.
L' appuntamento che vi proponiamo ha lo scopo di facilitare l’approvazione del ddl Zan che rischia di essere stritolato da opposti schieramenti poco disponibili a dialogare, come la buona politica richiede.
Noi, invece riteniamo che sia indispensabile una buona mediazione, che anche per gli aspetti culturali e simbolici, deve essere il più possibile condivisa, una norma che tuteli con efficacia le lesbiche, i gay, le/i transessuali.
Ma intendiamo anche dare voce alle tante sensibilità che, fin dalla discussione del ddl Zan alla Camera, hanno proposto alcuni suggerimenti e modifiche al testo.
Per l’incontro di venerdì 18 giugno alle ore 17,30, in diretta sulla pagina Facebook “Omotransfobia: cambiare il ddl Zan”, abbiamo chiesto a giuriste/i, sociologhe/i, giornaliste/i e persone impegnate nella società civile di esporre il loro punto di vista, coordinate da Flavia Fratello e con un intervento introduttivo di Cristina Comencini.
Siamo
lieti di invitarvi a prendere parte al Percorso di Formazione “Life Skills e migrazione:
Sviluppare le 10 Life Skills nell’incontro con l’Altro”.
Il
percorso si realizza nell’ambito di un programma più ampio promosso dall’Ong
CISS in collaborazione con LIFE SKILLS®Itali, il Coordinamento Italiano della
Lobby Europea delle Donne/LEF Italia ed altri enti.
Lunedì 31
maggio dalle 16:00-18:00 si terrà un incontro introduttivo aperto a tutti e tutte coloro
interessati a conoscere le Life Skills più da vicino.
CONSAPEVOLEZZA
E LIFE SKILLS – martedì 8 giugno
dalle 9 alle 11 (2 ore)
GESTIONE
DI EMOZIONE E STRESS – giovedì 10 giugno
dalle 9 alle 11 (2 ore)
COMUNICAZIONE,
EMPATIA E RELAZIONI – martedì 22 giugno
dalle 9 alle 12 (3 ore)
PENSIERO
CRITICO E CREATIVO – mercoledì 23 giugno
dalle 9 alle 11 (2 ore)
RISOLVERE
PROBLEMI E PRENDERE DECISIONI – giovedì
24 giugno dalle 9 alle 11 (2 ore
PRATICA
PROFESSIONALE – martedì 29 giugno
dalle 9 alle 12 (3 ore)
Le
Life Skills possono essere di aiuto per affrontare la sfida delle migrazioni.
Il
corso proposto offrirà un’occasione per allenarsi insieme a comprendere come ci
fa sentire il tema della migrazione, come le nostre emozioni ci spingono ad
agire, un modo per sperimentare e allenare l’empatia (quella coi giusti
confini).
Il
programma è rivolto principalmente ad operatori pubblici e privati impegnati in
diversi ambiti di intervento:
-
socio-educativo;
-
pedagogico e psicologico;
-
formazione & lavoro;
-
cittadinanza & partecipazione;
È
rivolto, inoltre, a tutti i cittadini e le cittadine interessati/e ad
approfondire gli argomenti trattati.
Ciascun
partecipante riceverà le credenziali di accesso ad una piattaforma online per
prendere visione dei materiali didattici e delle registrazioni video.
Nel
caso non sia possibile partecipare in diretta, sarà rilasciato un attestato di
frequenza.
Il
corso sarà animato dalle trainer dell’associazione LIFE SKILLS®Italia, Barbara
Quadernucci e Anna Ghezzi.
LIFE
SKILLS®Italia mette a disposizione le proprie competenze e l'esperienza
maturata in 20 anni di attività dei trainer, per dare, a chi già opera in
ambito socio educativo, pedagogico e psicologico, l'opportunità di conoscere le
competenze di vita e un'efficace metodologia di allenamento.
Turchia: diritti violati, l’UE deve affrontare Erdogan
Sono giorni difficili e turbolenti in Turchia, dopo la risoluzione della Convenzione di Istanbul, voluta dal presidente Erdogan che ha sacrificato le donne a favore del potere maschile in nome di una anacronistica “unità familiare”.
Arrivata nel cuore della notte, la notizia dell’abbandono del Trattato, ha visto scendere in piazza, a manifestare contro il decreto presidenziale, centinaia di donne, instancabili e senza paura, per condannare la violenza di genere come un atto discriminatorio e una violazione dei diritti umani e per sostenere la difesa dell’uguaglianza e della giustizia. Il messaggio lanciato dal presidente turco, che già da tempo minacciava l’abbandono della Convenzione, delinea una situazione allarmante, in un paese drammaticamente segnato dai femminicidi, che ha suscitato le preoccupazioni delle istituzioni europee e del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che si è detto profondamente deluso per lo strappo di Erdogan.
Definita “una notizia devastante” dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, l’abbandono turco della Convenzione di Istanbul rappresenta un grave passo indietro, cosi come ha sottolineato Mario Draghi, presidente del Consiglio dei ministri italiano.
“La protezione delle donne dalla violenza – ha detto l’ex presidente della Banca Centrale Europea – e in generale la difesa dei diritti umani in tutti i paesi, sono un valore europeo fondamentale, un valore identitario dell’Unione Europea”.
Josep Borrel, l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, in nome di quel valore identitario dell’UE, ha sollecitato la Turchia a revocare la sua decisione, augurandosi che possa unirsi di nuovo all’Unione Europea nella difesa dei diritti delle donne, elemento fondamentale dei diritti umani, della pace e dell’uguaglianza nel XXI secolo.
Ma lo strappo di Erdogan non farebbe presagire ad alcuna unione con l’Europa. In forte calo di consenso elettorale, il presidente turco, almeno secondo alcuni analisti, avrebbe “venduto” i diritti delle donne a favore di un elettorato conservatore. Inizialmente usata dal governo turco come dimostrazione di un’apertura nell’ambito della parità di genere, la Convenzione di Istanbul, con la politica di Erdogan sempre più autoritaria e stringente, è diventata uno strumento giuridicamente vincolante con un quadro normativo di difficile comprensione, soprattutto per quei gruppi islamici più conservatori che vedono nel trattato internazionale, una istigazione a trasgredire norme dell’Islam e un incoraggiamento all’omosessualità e al divorzio.
E mentre i leader dei Paesi UE preferiscono muoversi sulla linea del dialogo con la Turchia, per mantenere un equilibrio nel timore di ripercussioni sui migranti bloccati al confine, e in attesa del prossimo Consiglio Europeo, previsto per il 25 e 26 marzo, il Coordinamento italiano della Lobby Europea delle Donne, sull’atto monocratico di Erdogan, che ha assestato un duro colpo alle donne turche, chiede una maggiore pressione dell’UE.
“Il rigetto della Convenzione di Istanbul e la conseguente uscita della Turchia decisa dal presidente Erdogan, rappresenta un fatto ed un precedente gravissimo che pone a rischio migliaia di donne Turche – ha detto Maria Ludovica Bottarelli Tranquilli Leali, presidente del Coordinamento -. Tutte le organizzazioni internazionali tra le quali l’ONU, l’OSCE e la Nato in cui le politiche di genere sono un fatto acquisito promosso, dovrebbero mobilitarsi e fare pressione sulla Turchia affinché ritorni sui propri passi, minacciando eventualmente, in caso di diniego, l’estromissione della Turchia dai loro ambiti. Serve infatti una mobilitazione comune”
Nato anche ad opera di un gruppo di donne italiane che sentivano la necessità di portare la voce delle donne in Europa, il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/LEF Italia rappresenta l’Italia nel Consiglio di Amministrazione della European Women’s Lobby, la più grande coalizione europea di organizzazioni femminili e femministe. La LEF Italia contribuisce, con la EWL, a migliorare le politiche di parità di genere in Europa ed in Italia.
European Trade Union Confederation Confédération Européenne des Syndicats
Dichiarazione della CES in risposta al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul
Adottata dal Comitato Esecutivo il 22-23 marzo 2021
La Confederazione europea dei sindacati condanna la decisione del Presidente della Turchia di ritirare il suo paese dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) e la considera un segnale devastante per le donne e le ragazze in Turchia e in tutto il mondo.
La CES sollecita il governo turco a riconsiderare questa azione e a riaffermare il suo impegno internazionale per proteggere i diritti umani delle donne e delle ragazze e di tutti i loro cittadini.
La Convenzione di Istanbul è il primo sforzo congiunto e vincolante al mondo per combattere e prevenire tutte le forme di violenza contro le donne, compresi i matrimoni precoci, lo stupro, la violenza domestica, le mutilazioni genitali femminili e la violenza economica.
La tempistica dell'annuncio, nel mezzo di una riunione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne, e durante l'anno che celebra il decimo anniversario della Convenzione, è una provocazione deliberata e rappresenta l'ennesimo attacco conservatore alla cooperazione internazionale. È particolarmente pericoloso e ingiustificabile considerando l'innegabile picco di violenza domestica in tutto il mondo innescato dalla pandemia COVID-19.
La CES esorta i paesi che non hanno ancora ratificato la Convenzione, vale a dire Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Slovacchia, a ratificare immediatamente la Convenzione e a mettere in atto misure adeguate che proteggano le donne e le ragazze dalla crescente violenza domestica e di genere ed esorta la Polonia e altri ad astenersi dal considerare il ritiro dalla Convenzione.
La CES invita la Presidente Ursula von der Leyen a utilizzare tutte le misure efficaci disponibili per garantire che tutti gli Stati membri dell'UE la ratifichino e ad adoperarsi con urgenza per finalizzare l'adesione dell'UE alla Convenzione di Istanbul. La CES invita tutti i Commissari dell'UE, il Parlamento europeo e tutti gli Stati membri dell'UE a sostenere il raggiungimento di questa dichiarata "priorità chiave" della Commissione von der Leyen.
Ora è il momento di mantenere l'impegno dell'UE a combattere e prevenire la violenza contro le donne e tutte le forme di violenza di genere con azioni. Qualcosa di meno è inaccettabile per le donne e gli uomini che lavorano in tutta Europa.
La CES invita l'UE a utilizzare tutte le misure efficaci disponibili per sollecitare il governo della Turchia a riconsiderare la propria decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul.
La CES ricorda che i criteri di Copenaghen stabiliscono le condizioni per l'adesione all'Unione europea e parlano dell'esistenza di istituzioni stabili che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze. La Turchia è stata invitata in alcune relazioni sui progressi compiuti a "garantire l'uguaglianza di genere, evitare di utilizzare criteri vaghi come la "moralità generale", astenersi dal considerare le donne principalmente come membri della famiglia o della comunità e consolidare i diritti umani delle donne, inclusi i loro diritti sessuali e diritti riproduttivi, come diritti individuali ".
La CES ritiene inoltre che faccia parte del più ampio attacco a tutti i diritti umani e democratici in Turchia e condanna completamente la repressione e la violenza quotidiana usate contro sindacalisti, minoranze etniche, attivisti LGBT, giornalisti e chiunque osi parlare.
La CES vuole esprimere la sua solidarietà alle donne sindacaliste turche e assicurare loro che lotta al loro fianco.
La Lobby Europea delle Donne ha inviato una lettera all'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell'UE, Josp Barrell ed al Ministro degli Esteri del Portogallo, paese che detiene la presidenza europea, esprimendo grande preoccupazione per l'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e chiedendo che vengano assunte le misure adeguatela Turchia retroceda da tale decisione .
Il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne ha condiviso la lettera con il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio
European Women’s Lobby
Brussels, Belgium
22 March 2021
Subject:The EWL condemns the President’s Executive order of Turkey to withdraw from the Istanbul Convention
Your Excellency High Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Josep Borrell,
Your Excellency Portuguese Foreign Minister
The EWL would like to express its grave concerns and condemnation of the Presidential Executive order issued by President Erdogan on March 20 2021, announcing his intention to withdraw Turkey from the Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women and domestic violence, the Istanbul Convention. This shocking decision comes 10 years after Turkey, then also led by Prime Minister Erdogan’s government, was the first country to sign onto the Convention, as a message to the world of its political commitment and ambition to eliminating male violence against women and girls.
The Istanbul Convention is the most comprehensive legislative instrument to date, which provides measures to address all forms of violence against women and girls.
This decision which represents a clear regression on the rights of all women and girls cannot be tolerated, and is in direct contravention with EU fundamental values as per Article 2 TEU, Article 8 TFEU (‘gender mainstreaming’ clause) and in EU Charter for Fundamental Rights under Article 23. This decision is a manifestation of the growing political backlash against women’s rights in Europe, in which our members of the EWL Coordination for Turkey, have been fighting against at the forefront alongside the women’s movement in Turkey and across Europe, within an increasingly shrinking space for civil society.
In light of this, the EWL recognises that this decision to withdraw has yet to come into effect, and that Turkey still has the opportunity to reverse this decision and step up to actively ensure the protection of all women and girls from all forms of violence as per its current legal obligations to the Istanbul Convention.
Your Excellencies, we call on you to urgently step up in this crisis and demand that the government of Turkey reverse its decision to withdraw from the Istanbul Convention. We urge you to call upon Turkey, to fulfill its current legal obligations to the Istanbul Convention and fully implement the provisions of the Convention without any reservations, in solidarity of upholding EU fundamental rights.
We also welcome the opportunity to meet with you urgently to ensure significant steps are taken to not only prevent this backlash, but to ensure the continued advancement of the rights of all women and girls, which have faced devastating impacts from COVID-19.
As with its approach to the COVID-19 pandemic, Europe now has the opportunity to stand together in solidarity and take concerted action to protect EU fundamental values, including equality between women and men.
Yours sincerely,
Gwendoline Lefebvre President, European Women’s Lobby
Ana Sofia Fernandes Vice-President, European Women’s Lobby President of Plataforma Portuguesa para os Direitos das Mulheres (PPDM) - Portuguese Platform for Women’s Rights
Aslihan Tekin EWL Board Member, EWL Coordination for Turkey - Avrupa Kadin Lobisi Turkiye Koordinasyonu (AKL-TK)
In copy: President of the European Commission, Ursula von der Leyen Vice-President of the European Commission, Věra JourováCommissioner for Equality, Helena Dalli President of the European Parliament, David Sassoli
THE STATE DOES NOT RECOGNIZE WOMEN’S RIGHT TO LIFE WITHOUT VIOLENCE!
There is no single day that women are not murdered; no single day that we are not subjected to violence! While we have been expecting the state to take steps for preventing these murders and violence and punishing the murderers the decision to withdraw from İstanbul Convention, published in the Official Gazette in midnight on March 19, 2021 torments our lives. By its decision to withdraw from the İstanbul Convention Turkey’s state government announces that it is giving up to protect women from all forms of violence. It is clear that this decision will further encourage the murderers of women, harassers, rapers.
For the first time in Turkey’s history the state withdraws its signature from a human rights convention. What is more frustrating is that the state authorities had announced that convention is the one that “they were proud of hosting the signature ceremony and being its first signatory”. This decision of withdrawal violates both the Constitution and the international law of human rights. The decision is a violation of the preliminary principles of the Constitution, its irrevocable provisions and the regulations regarding basic rights and liberties. According to Article 14 of the Constitution practices against human rights is the clear abuse of state authority.
Regardless of your interruption to our legal guarantees, we will continue to struggle for our lives and for a world free of violence. We will not give up our basic, unviolable, inalienable, and indispensable rights and liberties.
A world free of violence is possible! We reject withdrawing from the İstanbul Convention!
İstanbul Convention Upholds Life, We Will Uphold İstanbul Convention!
Il mese di marzo, come di tradizione, vede in tutto il mondo un susseguirsi di avvenimenti dedicati alla donna : dalle celebrazioni della Giornata Mondiale della Donna ,l’8 marzo, all’inizio, il 15 marzo, della 65° Riunione della Commissione sulla condizione delle donne (Commission on the Status of Women, CSW) del Consiglio economico e sociale dell’ONU
Tema prioritario delle discussioni e raccomandazioni per il 2021 è la «Piena ed effettiva partecipazione delle donne al processo decisionale nella sfera pubblica, l’eliminazione della violenza, il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’ empowerment di tutte le donne e le ragazze».
Proprio perchè coinvolta in queste questioni da molto tempo, voglio portare all’attenzione di chi legge, i passi da gigante compiuti dall’Uzbekistan in questi ultimi 3 anni proprio in merito alle tematiche nell’agenda di questa 65° sessione della CSW
La Presidenza Mirziyoyev e la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini in Uzbekistan
L’elezione del Presidente Mirziyoyev nel dicembre 2016 ha generato una rapida svolta nei settori più incisivi della vita politica, economica e sociale del Paese. In questo processo non potevano mancare le cosiddette “politiche per le donne”, quest’ultime considerate come importanti attrici dello sviluppo economico imprenditoriale, della modernizzazione e della accresciuta coesione sociale che il Presidente ha inteso dare con il suo Programma e la conseguente Strategia di Azione 2017-2021.
Il principio dell’uguaglianza tra donne e uomini è contenuto nell’ art.46 della Costituzione Uzbeka del 1992, varata all’alba della Proclamazione della Repubblica Indipendente . L’ Uzbekistan ha sottoscritto sia la Convenzione per la Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne (CEDAW) che la Piattaforma di Azione di Pechino oltre ad altri strumenti internazionali in materia di lavoro e di protezione dei diritti umani . La stessa Presidente del Commissione Nazionale per i Diritti delle Donne era di fatto anche la Vice Presidente del Governo, un terzo dei seggi delle due Camere è riservato alla presenza femminile ed il Paese si è avviato alla trasformazione economica post sovietica ed ad un miglioramento dell’uguaglianza tra donne e uomini con varie misure di promozione e sostegno dell’imprenditoria familiare e di protezione della maternità anche in ambito lavorativo e con l’intervento di varie organizzazioni della società civile locale
Immediatamente dopo il suo avvento, il Presidente Mirziyoyev ha dato avvio ad un nuovo e veloce corso di modernizzazione allo sviluppo del Paese, ponendo, tra l’altro, le le politiche femminili al centro della sua azione attraverso e soprattutto l’adozione di importanti provvedimenti legislativi,
come la Legge sulle Garanzie in materia di Parità di diritti ed opportunità tra donne e uomini (2019)e la Legge in materia di Protezione delle Donne contro molestie ed abusi (2019).
E’ importante sottolineare come entrambi le misure legislative introducano il principio della valutazione dell’impatto di genere in tutti gli ambiti relativi al lavoro, all’istruzione pubblica ed ai rapporti familiari nonché l ‘obbligo da parte degli enti statali e gli organi pubblici di effettuare la valutazione giuridica dell’impatto di genere di tutti gli atti normativi e dei disegni di legge al fine di prevenire, identificare ed evitare discriminazioni dirette ed indirette nei riguardi delle donne la Legge in materia di Protezione delle Donne contro molestie ed abusi si adegua alle più moderne leggi occidentali in materia di violenza contro le donne introducendo istituti come il gratuito patrocinio in caso di abusi, l’ordine di protezione , la cooperazione rafforzata tra organi di giustizia, polizia ed organizzazioni non governative, l’istituzione di una linea telefonica e case alloggio dedicate oltre a mettere l’accento su politiche di prevenzione delle varie forme di molestia e violenza.
Un ulteriore importante atto legislativo è la Risoluzione del Presidente della Repubblica del marzo 2019 “Sulle misure per salvaguardare ulteriormente i diritti del lavoro delle donne e sostenere le loro attività imprenditoriali” con lo scopo di rafforzare i diritti in materia di lavoro, di promuovere il loro reinserimento, attraverso percorsi di formazione, nel mercato del lavoro, a seguito del congedo di maternità e di sostenere eventuali iniziative imprenditoriali Utile ed interessante è l’istituzione di “Centri per le Donne impresarie” in tutte le Regioni, con il compito di seguire, supportare le imprenditrici nei loro percorsi.
La suddetta Risoluzione istituisce, inoltre, la Commissione per l’Uguaglianza di Genere con il compito di implementare le politiche del Governo in materia di parità di genere, migliorare le condizioni sociali delle donne, risolvere le questioni relative alle discriminazioni di genere da parte di enti statali, recepire nella legislazione uzbeka le principali norme internazionali in materia di lotta alle discriminazioni contro le donne
I risultati di questa accelerazione delle politiche di promozione della donna si sono evidenziati subito con la nomina di 6 donne a governatrici e della prima donna ambasciatrice presso lo Stato di Israele
Poteri decisionali e democrazia paritaria
La stessa accelerazione che si è vista nell’ultimo quadriennio nell’ambito dei poteri amministrativi locali si è esplicitata anche nei poteri decisionali a livello di rappresentanza delle Camere, portando l’Uzbekistan dal 129esimo posto nel 2014 al 46esimo posto nel 2020 della classifica dell’ONU sulla presenza femminile nelle Assemblee parlamentari, con una presenza femminile del 32% nella Camera dei Deputati e del 30% nel Senato, che vede una donna per Presidente, Tanzila Narbaeva, vera ispiratrice di questo nuovo corso in favore della parità di genere per le sue precedenti funzioni e cariche istituzionali ricoperte come: la Vice Presidenza del Governo, la Presidenza della Commissione Nazionale delle Donne e la Presidenza della Federazione Nazionale Sindacale durante l’esercizio delle quali si è adoperata con grande impegno per migliorare la condizione femminile in tutti i suoi aspetti. L’arrivo di una donna in una delle più importanti cariche della Repubblica ha dato immediatamente luogo all’istituzione presso il Senato della Commissione per le Questioni Femminili e l’Uguaglianza di Genere la cui Presidente è stata nominata recentemente alla carica di Garante dei Diritti Umani del Parlamento della Repubblica.
Grande attenzione viene posta anche alla partecipazione di donne e ragazze alla vita politica del paese con l’introduzione di “quote rosa” per una rappresentanza paritaria nei vertici dei partiti politici e la presenza di sezioni femminili all’interno degli stessi per la promozione di progetti rivolti alla imprenditoria femminile, alle donne in agricoltura ed altri aspetti di carattere sociale.
Le riforme concrete del Presidente Mirziyoyev, per migliorare la condizione femminile assieme alla grande esperienza della Presidente del Senato, Tanzila Narbaeva, e la presenza di tante donne nelle istituzioni pubbliche e nelle imprese hanno senz’altro portato ad un rapido cambiamento della percezione che le donne stesse godono nella società uzbeka ed alla conoscenza del loro grande contributo allo sviluppo della economia del Paese, rendendo l’Uzbekistan una buona prassi non solo per i Paesi dell’Asia Centrale, ma anche per quei Paesi del globo in cui lo status della donna stenta ad affermarsi.
Maria Ludovica Bottarelli
Presidente del Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne