martedì 15 novembre 2011

Osservazioni del Comitato CEDAW al Governo Italiano




La Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne è una Convenzione internazionale sui diritti umani che è indirizzata esclusivamente alla parità fra i generi. È stata adottata nel 1976 dall’Assemblea Generale dell’ONU ed è entrata in vigore il 3 settembre 1981. Ad oggi 186 stati, tra i quali tutti gli stati membri dell’UE, hanno ratificato la Convenzione.
Gli Stati parte sono obbligati ad implementare le disposizioni della Convenzione all’interno dei loro ordinamenti. Essi sono inoltre tenuti a presentare rapporti nazionali sulle misure adottate per l’implementazione degli obblighi della stessa, ogni quattro anni, almeno, o ogni qual volta il Comitato ne faccia richiesta.
L’implementazione della Convenzione è monitorata dal Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione contro le Donne. Il Comitato è composto da 23 esperti nominati dai loro governi ed eletti dagli Stati parte per un periodo di 4 anni.
Di seguito è possibile leggere alcune delle osservazioni conclusive, fatte dal Comitato, sull’ultimo Rapporto del Governo Italiano del luglio 2011.
Punti fondamentali delle osservazioni conclusive del Comitato sulla situazione italiana (luglio 2011) sono:
§  Aspetti positivi

Il Comitato accoglie favorevolmente l’adozione di alcune nuove leggi ed emendamenti, in particolare:
·         La legge No. 11/2009  (introduzione dello stalking come crimine e la detenzione obbligatoria per gli autori di atti di violenza)

·         Il Testo di Legge, del 28 giugno 2011, che incorpora i Disegni di Legge n. 2426 e n. 2956 B, volti ad incrementare la partecipazione delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa o di quelle a partecipazione pubblica.

§  Principali punti di criticità 
La violenza contro le donne
·         L’alta percentuale di violenza contro le donne e le ragazze
·         La mancanza di dati sulla violenza conto le immigrate e le donne e le bambine Rom e Sinti
·         L’alta percentuale di donne assassinate (femminicidio) dai loro partner o ex-partner, che potrebbe indica un’incapacità, da parte dell’autorità dello Stato parte, a proteggere adeguatamente le donne vittime dei loro partner o ex-partner. 
Il traffico e lo sfruttamento della prostituzione
·         Un'interpretazione restrittiva data all'articolo 18 del Decreto Legislativo n. 286/1998, che prevede un permesso di soggiorno speciale per le vittime di tratta e sfruttamento a fini di protezione sociale può privare quelle donne di un’adeguata protezione, che sono state trafficate in un altro paese e poi portate in Italia allo scopo di tratta.
·         Il “pacchetto sicurezza” adottato dal Governo Italiano nel 2010 ha impedito alle autorità di identificare adeguatamente le potenziali vittime di tratta.
 Partecipazione alla vita politica e pubblica
·         Le donne italiane sono ancora sottorappresentate al Parlamento nazionale, nei livelli regionali, nella magistratura, nelle posizioni di rilievo all’interno della pubblica amministrazione e della carriere diplomatica, così come nel processo decisionale nel settore privato.
·         Mancanza di informazioni sulla presenza delle donne immigrate in posizioni decisionali in un paese dove gli immigrati rappresentano una grande percentuale della popolazione.
Occupazione
·         La situazione delle donne nel mercato del lavoro è caratterizzata, a dispetto dell’alto livello di istruzione delle donne, da un elevato e persistente tasso di disoccupazione femminile.
·         La situazione di svantaggio che colpisce le donne che interrompono la loro carriera lavorativa per motivi familiari, con conseguenze che si ripercuotono sul pensionamento e sulle pensioni di anzianità.
·         La concentrazione delle donne in impieghi a bassa remunerazione e il differenziale salariale esistente tra uomini e donne.
·         Un numero significativo di donne lascia il lavoro dopo il parto.
·         Solo il 10% dei padri prende il congedo parentale.
·         Le difficoltà vissute dalle donne immigrate e dalle donne diversamente abili rispetto alla loro integrazione e partecipazione al mercato del lavoro. 

§  Raccomandazioni
Violenza
·         Porre l’accento su un insieme di misure che affrontino la violenza contro le donne nelle famiglie e nella società, affrontando anche le esigenze specifiche delle donne rese vulnerabili da circostanze particolari, come le donne Rom, Sinti, anziane, immigrate e diversamente abili;
·         Garantire una protezione immediata per le donne vittime di violenza, comprese l’allontanamento dell’autore delle violenze dalla casa, la garanzia di accesso a rifugi sicuri e ben finanziati su tutto il territorio,al gratuito patrocinio legale e ai servizi psico-sociali, insieme ad un’adeguata riparazione compreso l’indennizzo;
·         Assicurare che i funzionari pubblici, in particolare le forze dell’ordine e i gli operatori della magistratura, della sanità, dell’assistenza sociale e dell’istruzione vengano sistematicamente e pienamente sensibilizzati su tutte le forme di violenza contro donne e bambine;
·         Rafforzare il sistema di raccolta di dati appropriati su tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica, le misure di protezione, i processi, la pena inflitta agli autori e condurre indagini adeguate per valutare la prevalenza di violenze subite dalle donne appartenenti a gruppi svantaggiati come Rom e Sinti, le donne immigrate, anziane e diversamente abili;
·         In oltre attuare, in collaborazione con una vasta gamma di soggetti interessati, tra cui le organizzazioni di donne e della società civile, campagne di sensibilizzazione attraverso i media e i programmi di educazione pubblica al fine di rendere la violenza contro le donne un fatto socialmente inaccettabile e disseminare informazioni al pubblico sulle misure esistenti atte a prevenire la violenza contro le donne;
·         Ratificare tempestivamente la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la Violenza contro le Donne e contro la Violenza Domestica. 
Traffico
·         Tenere conto della dimensione transnazionale del crimine di traffico di esseri umani, come riconosciuto dal protocollo, allegato alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, specialmente donne e bambini e standardizzare le procedure di identificazione e di riferimento per le potenziali vittime;
·         Accelerare il processo di adozione del Piano d’Azione Nazionale contro la tratta;
·         Garantire che l’interpretazione dell’articolo 18 del Decreto Legislativo n. 286/1998 non privi le donne che sono state vittime di tratta in un altro paese di un’adeguata protezione
Partecipazione nella vita politica e pubblica
·         Intensificare gli sforzi per rafforzare la rappresentanza delle donne in ruoli di leadership ed in posizioni decisionali all’interno di organi politici, compreso il parlamento e i consigli regionali, nella pubblica amministrazione, come nella diplomazia e nel settore privato a tal fine si auspica la nascita di adeguate misure speciali.
·         Adottare misure per accelerare il raggiungimento della piena ed uguale partecipazione delle donne nel processo decisionale a tutti i livelli ed in tutte le aree.
·         Prendere in considerazione ulteriori misure legislative ai sensi dell’art. 51 della Costituzione per aumentare il numero delle donne nelle cariche politiche e pubbliche, anche attraverso l’utilizzo di quote di genere, per garantire anche un’adeguata rappresentanza, in queste posizioni, di donne Rom, delle donne immigrate e del sud del Paese. 

Occupazione
·         Continuare ad adottare misure concrete per garantire le pari opportunità “de facto” tra donne e uomini nel mercato del lavoro attraverso, tra l’altro, misure speciali temporanee in conformità con l’art. 4, com. 1 della Convenzione e della raccomandazione generale n. 25 del Comitato;
·         Adottare misure concrete e proattive per debellare la segregazione occupazionale, sia orizzontale che verticale, attraverso, tra l’altro, l’istruzione, la formazione, la riqualificazione ed efficaci meccanismi di applicazione della legge;
·         Sviluppare ed applicare sistemi di valutazione del lavoro sulla base di criteri sensibili al genere e raccogliere dati disaggregati  per sesso, per quanto riguarda il tipo e la portata di differenziali salariali per eliminare la pratica delle donne trattate con disparità di retribuzione per lavoro di pari valore;
·         Monitorare l’impatto dell’uso di contratti a tempo determinato e delle altre forme contrattuali flessibile; aumentare gli incentivi per i datori di lavoro, se necessario, per contrastare possibili conseguenze negative di tali contratti sulle donne, soprattutto per quanto riguarda la loro sicurezza sul lavoro, i livelli salariali e le pensioni;
·         Potenziare gli sforzi per garantire la conciliazione tra le responsabilità familiari, private e professionali e per la promozione di un’equa ripartizione dei compiti domestici e familiari tra donne e uomini, compreso l’aumento degli incentivi per gli uomini ad usare il loro diritto al congedo paterno e facendo sforzi concentrati per dare strutture per l’infanzia per bambini appartenenti alle diverse fasce di età, in particolare nelle regioni con poche strutture di servizi all’infanzia;
·         Adottare tutte le misure appropriate per abolire la pratica delle cosiddette “dimissioni in bianco” per cui dipendenti donne in stato di gravidanza sono costrette ad abbandonare il lavoro;
·         inserire le problematiche delle donne immigrate o diversamente abili, che possono subire discriminazioni multiple, nelle politiche e nei programmi relative all'occupazione, intensificare gli sforzi, anche con l’adozione di misure temporanee speciali ai sensi dell’art. 4, com.1 , della Convenzione e della raccomandazione del Comitato n. 25, volte a realizzare l’uguaglianza “de facto” per donne immigrate e donne diversamente abili nel mercato del lavoro.